Più caldo in montagna che in pianura? L’inversione termica.

Sarà capitato a molti, in questi giorni di relativa calma, di dare un’occhiata alle temperature minime registrate nelle stazioni meteorologiche disseminate in tutta Italia.  Negli ultimi anni, Internet ci ha permesso di conoscere questi dati con incredibile velocità e precisione, anche dalla comoda scrivania di casa nostra. Sarà inoltre capitato a qualcuno di leggere temperature minime più basse in stazioni di pianura, rispetto a stazioni di collina o montagna.

Temperature registrate il 3 dicembre 2012 nelle stazioni del comprensorio del Monte Cimone, la cima più alta dell'appennino Tosco-Emiliano. Notate i 10 gradi di differenza per circa 500 mt di dislivello!

Temperature registrate il 3 dicembre 2012 nelle stazioni del comprensorio del Monte Cimone, la cima più alta dell’appennino Tosco-Emiliano. Notate i 10 gradi di differenza per circa 500 mt di dislivello!

“Errore dello strumento”, direte voi. In realtà, in periodi relativamente calmi e freddi come quelli che stiamo vivendo, è frequente la formazione di fenomeni atmosferici che vanno sotto il nome di inversioni termiche. Come suggerisce il nome, queste rappresentano un’inversione di tendenza nella normale decrescita della temperatura con l’aumentare della quota, fenomeno che tutti ci aspetteremmo: siamo tutti d’accordo nel dire che a 2000 metri fa più freddo che a casa nostra. La stagione invernale fornisce terreno fertile per la formazione di questi strati di inversione termica, a causa del limitato riscaldamento del suolo da parte del sole e della eventuale presenza di neve, che, essendo bianca, riflette la radiazione solare in arrivo. Di conseguenza, l’aria presente nelle vallate alpine, ed in pianura, si raffredda molto più velocemente dell’aria in quota, anche a causa della maggiore subsidenza (tendenza di una massa d’aria a scendere dagli alti livelli ed a stazionare su un determinato luogo) presente nei primi luoghi menzionati.

L’aria fredda, più densa e quindi più pesante di quella calda, tende a scendere dalle pendici delle montagne verso la valle e a stazionarvi, fino a quando non sarà presente un riscaldamento sufficiente da rompere lo strato di inversione.Ecco perché le inversioni sono più frequenti di notte e nelle prime ore del mattino, quando ancora il sole non è sufficientemente presente in cielo. Inoltre, è facile intuire che l’assenza di venti e la presenza di alte pressioni, che sono sintomo di stabilità su larga scala, non mescolano l’eventuale strato di inversione, che può quindi perdurare per più giorni ed avere conseguenze ben più importanti come brinate o anche nevicate da cuscinetto…ma questa è tutta un’altra storia!

Lo strato di inversione termica è ben visibile a causa della nebbia, che è costretta a rimanere nei bassi strati dove l'aria è più fredda e stabile.

Lo strato di inversione termica è ben visibile a causa della nebbia, che è costretta a rimanere nei bassi strati dove l’aria è più fredda e stabile.

Articolo di Guido Cioni del 04 Dicembre 2013 alle ore 08:45

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