Il global warming continua a fare vittime, colpita anche la Grande barriera corallina australiana.

”Il corallo è stato letteralmente cucinato”, afferma il professor Terry Hughes.

L’aumento delle temperature globali, meglio noto come Global Warming continua a mietere vittime, colpendo questa volta la Grande barriera corallina australiana, area patrimonio mondiale Unesco.

A causa dell’aumento delle temperature e dell’acidificazione delle acque i coralli si sbiancano poiché espellono le alghe simbiotiche a causa dello stress a cui sono sottoposte e se la causa dello stress persiste nel tempo i coralli rischiano di morire, come potrebbe accadere per le regioni a nord della Grande barriera corallina australiana, in cui attualmente ben due terzi dei coralli sono soggetti al fenomeno dello sbiancamento.

Questo è quanto è stato osservato dagli scienziati del Centre for Excellence for Coral Reef Studies, che hanno analizzato ben 800 diversi gruppi di coralli lungo una distanza di ben 8.000 chilometri. I risultati sono alquanto allarmanti e non si prevede un futuro roseo per la barriera corallina a causa degli scenari climatici futuri per niente rassicuranti.

L’allarme global warming infatti persiste, poiché non solo stiamo sempre più innalzando i livelli dei gas serra di origine antropica in atmosfera, ma inoltre la risposta del sistema climatico all’aumento di CO2 non è immediata, per cui sebbene riducessimo le emissioni, gli effetti degli “errori passati” continuerebbero a propagarsi nel tempo ancora per molti decenni.

Ciò potrebbe portare, mediante processi di feedback, all’aumento della temperatura degli oceani ed all’amplificazione dell’acidificazione delle acque, impattando direttamente sulla biodiversità, diventando una vera e propria minaccia.