In un clima sempre più caldo, in cui i periodi siccitosi aumentano in frequenza e sono sempre più intensi, a risentirne è anche la fauna ittica. Ben tre quintali di pesci morti sono stati rinvenuti dagli agenti di polizia nel Reno, in prossimità di via Chiarini (Bologna), dopo molteplici segnalazioni fatte dai cittadini. Pochi i pesci che ancora boccheggiavano e che sono stati salvati, di cui principalmente si trattava di carpe e pesci-siluro. Quali le cause?
Si potrebbe pensare all’inquinamento eppure non è così, a quanto pare il fiume Reno sarebbe diventato sempre più caldo e la moria di pesci è stata maggiore nei punti del fiume di maggior secca. Ecco dunque che la siccità prolungata e l’innalzamento delle temperature delle acque fluviali avrebbe portato ad una condizione di anossia (assenza di ossigeno), tale da condurre alla morte ben tre quintali di pesci.
Ovviamente l’abbassamento del livello delle acque è dovuto non solo ai periodi di siccità ma anche al sovra-sfruttamento per utilizzo umano, tra cui l’irrigazione dei terreni agricoli, per cui secondo le autorità si potrebbe sicuramente intervenire riducendo lo sfruttamento delle risorse idriche.
Ecco che dunque in un’intervista a Marco Monesi, Presidente del Consiglio comunale di Castel Maggiore, egli ha dichiarato che “Prima si interviene e maggiore è la possibilità di salvare la fauna ittica che popola i nostri fiumi e che, inevitabilmente, in questo periodo risente della penuria d’acqua”.
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