I dati ufficiali del NOAA confermano l’eccezionalità dell’uragano Ophelia che è arrivato come intensa depressione sull’Irlanda lo scorso 15 ottobre. L’Uragano si sarebbe intensificato su acque molto più calde del normale in Atlantico, raggiungendo la categoria 3 poco più ad est delle Azzorre.
Pochi dei nostri lettori si ricorderanno di Ophelia, il particolare uragano formatosi in Atlantico al limite dei tropici arrivato sull’Irlanda come potente ciclone extra-tropicale. Commentando Ophelia qualche settimana fa avevamo sottolineato proprio l’eccezionalità del fenomeno, vista la fase di intensificazione avvenuta alle porte dell’Europa come evidenziato da questa immagine satellitare risalente alla sera del 14 ottobre.
Ophelia, andando contro tutte le previsioni iniziali, ha infatti vissuto un ciclo di intensificazione piuttosto rapido che lo ha trasformato da un uragano di categoria 1 ad uno di categoria 3 in poco meno di un giorno.
Il successivo movimento verso nord ha causato la perdita delle caratteristiche tropicali di Ophelia che tuttavia si è intensificato nuovamente durante la transizione a ciclone extra-tropicale, portando raffiche fino a 200 km/h sull’Irlanda nella mattinata del 16 ottobre.
Ma cosa ha causato l’eccezionale intensificazione dell’uragano a latitudini che solitamente non sono interessate da sistemi tropicali?
Alla formazione di Ophelia ha sicuramente contribuito un fronte freddo che a cavallo tra il 5 ed il 7 ottobre ha attraversato l’Atlantico ed incontrato una bolla d’aria calda presente in atmosfera. Un iniziale moto rotatorio causato proprio dalla chiusura di questo fronte su se stesso ha favorito il mantenimento di numerosi temporali che sono via via cresciuti in intensità, attingendo al notevole serbatoio di energia fornito dalle acque calde. L’evoluzione successiva si può seguire nel dettaglio osservando l’immagine sottostante, nella quale abbiamo raccolto la traiettoria osservata di Ophelia (la dimensione dei punti è proporzionale all’intensità dell’uragano mentre il colore rappresenta il minimo di pressione) sovrapposta all’anomalia delle temperature superficiali marine (colori).
Aree più calde del normale appariranno quindi rosse mentre aree più fredde blu. La temperatura media del mare per lo stesso periodo è indicata con le linee colorate in gradi celsius.
Seguendo la traiettoria di Ophelia si nota come l’uragano si sia intensificato proprio durante il passaggio ad est delle Azzorre, un punto dove le temperature superficiali del mare toccavano i 22°C, valore decisamente al di sotto della soglia richiesta dai cicloni tropicali per la loro intensificazione. Tuttavia, dato che le anomalie in questa area superavano i 2°C è probabile che il mare abbia comunque fornito il surplus di energia necessario. Da notare come in generale le temperature in gran parte dell’Atlantico settentrionale fossero molto più calde del normale.
Riassumendo, nonostante Ophelia sia nata su acque pressoché tropicali, la fase di maggiore intensificazione è avvenuta su acque fredde (in termini assoluti) ma comunque più calde del normale. Questo ha probabilmente favorito il mantenimento dei temporali in seno all’uragano, causando l’intensificazione dello stesso alle medie latitudini.
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