“Bomba” meteorologica colpisce il New England

Un violento ciclone ha colpito il New England tra il 29 e il 30 ottobre, portando piogge torrenziali e intense raffiche di vento. Notevoli i danni, causati dalle esondazioni di fiumi e torrenti in piena, dalle ondate di marea e dai numerosi alberi sradicati dalla forza del vento. Questi ultimi si sono abbattuti su automobili, abitazioni e linee elettriche, lasciando oltre un milione di persone senza elettricità per giorni. La tempesta ha subìto un’intensificazione esplosiva – la pressione è infatti diminuita di 29 mbar in 24 ore – favorita dall’azione simultanea di una saccatura in quota e una tempesta tropicale situata sull’oceano Atlantico.

 

Il mese di ottobre è terminato fragorosamente nel New England. La regione compresa tra la parte occidentale dello stato di New York e lo stato del Maine è stata infatti colpita duramente, tra il 29 e il 30 ottobre, da una cosiddetta “bomba meteorologica”, cioè un ciclone caratterizzato da una caduta di pressione di almeno 24 mbar in 24 ore – in questo caso, ben 29 mbar. Il ciclone ha causato piogge torrenziali, come si può apprezzare dalla figura 1: precipitazioni oltre i 50 mm su un’area vasta quasi quanto l’Italia, con un picco di 140 mm a Waterbury, in Connecticut. Le raffiche di vento non sono state da meno: si va dai 101 km/h misurati a Burlington, in Vermont, ai 214 km/h raggiunti sul Mount Washington, in New Hampshire.

Figura 1 – Precipitazioni cumulate in 24 ore dalle 08:00 del 29 ottobre 2017 alle 08:00 del 30 ottobre 2017, ora locale EDT. Un pollice (inch) equivale a circa 25 mm. Fonte: NOAA/NWS/AHPS.

 

Una tempesta simile non poteva non causare danni considerevoli. Numerosi fiumi e torrenti si sono gonfiati, causando inondazioni in tutta l’area (il New England è regione ricca di corsi d’acqua e densamente ricoperta da foreste). Allo stesso tempo, la forza del vento ha impedito il normale deflusso dei fiumi nel mare, spingendo al contrario l’acqua marina nell’entroterra: ciò ha innalzato ancora di più il livello dei fiumi in prossimità delle coste, causando allagamenti diffusi (questo fenomeno è noto in inglese come storm surge, letteralmente “ondata di tempesta”). Ma i danni maggiori sono stati forse causati dai numerosi alberi abbattuti dalla violenza del vento: questi sono precipitati su case, automobili e linee elettriche, lasciando oltre un milione di persone senza corrente per giorni. Oltre agli alberi, sono stati abbattuti anche diversi record storici di pressione minima, intensità delle raffiche e numero di persone lasciate senza elettricità.

Figura 2 – Una casa abbattuta da un albero di grandi dimensioni in New England. Fonte: http://poleshift.ning.com.

 

Cosa ha causato un ciclone di tali proporzioni?

Il primo fattore è stato la presenza sull’oceano Atlantico, al largo delle coste della Florida, della tempesta tropicale (in esaurimento) denominata Philippe; il secondo è stato il rapido passaggio di una saccatura in quota sugli Stati Uniti orientali, che a sua volta ha prodotto un minimo di pressione al suolo. La coesistenza dei due fenomeni e il tempismo perfetto della loro interazione hanno consentito l’amplificazione del ciclone risultante: l’intenso fronte freddo portato con sé dalla saccatura ha spazzato via ciò che rimaneva di Philippe, scalzando e sollevando l’aria calda e umida e generando moti convettivi che hanno contribuito ad accelerare l’intensificazione del ciclone, come si può vedere nella figura 3. Dall’immagine si apprezza anche la notevole rapidità con cui il fronte caldo associato al ciclone ha viaggiato prima di colpire il New England.

Figura 3 – Immagine satellitare del contenuto di vapor acqueo ad alta quota prodotta dal canale a 6.19 µm del satellite GOES-16. Periodo: ogni 4 ore dalle 10:00 del 29 ottobre alle 06:00 del 30 ottobre, ora locale EDT. La scala di colore va dal giallo al blu scuro, al bianco, al verde in ordine crescente di umidità. Fonte: satelliteliaisonblog.com.

 

 

Articolo di Enrico Di Muzio del 05 Novembre 2017 alle ore 20:16

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