Tra la giornata del 27 e del 28 gennaio abbiamo assistito alla formazione di un profondo ciclone sull’Oceano Pacifico Nord-Orientale. Il sistema depressionario si è rapidamente intensificato e ha raggiunto nella giornata di ieri il Golfo dell’Alaska, dove sta ancora determinando condizioni di maltempo estremo con tempeste di neve e blizzard.
La pressione del ciclone è diminuita in modo estremamente rapido: in 36 ore la pressione interna è scesa dai 1001 hPa a 955 hPa, ad un ritmo di 36 hPa in 24 ore.
Queste condizioni hanno permesso lo sviluppo di una struttura ciclonica ben definita in cui si nota chiaramente la rotazione antioraria dei venti attorno al minimo di pressione. La differenza di pressione genera una forza che spinge i venti verso il centro del ciclone. Questi tendono poi a ruotare a causa della forza di Coriolis. Quindi, da sud est risalgono masse di aria più umida mentre da nord e nord ovest il ciclone richiama aria gelida dai ghiacciai dell’Alaska.
L’avvezione di aria fredda da nord è sottolineata dalla presenza delle cosiddette streets, nubi basse allineate lungo la direzione del vento dominante. Queste nubi si formano comunemente sugli oceani perché richiedono una profondità di convezione uniforme su un’area molto vasta.
In queste ore il ciclone si sta indebolendo ma sta continuando a determinare temperature estremamente basse sul mare di Bering, con venti intensi e bufere di neve sulle aree costiere.
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