Incendi a Chernobyl: la nube tossica attraversa l’Europa, ma nessuno ne parla

Tempo di lettura: 3 minuti.

La zona attualmente coperta dalle fiamme supera i 40.000 ettari di terreno, con i rischi maggiori per l’area del disastro nucleare.

Le testimonianze di ciò che sta accadendo in Ucraina sembrano arrivare soltanto dagli abitanti, ormai, dopo le comunicazioni contrastanti diffuse sull’esito del vasto incendio che ha colpito l’area dell’ex centrale nucleare di Chernobyl, ma anche altre zone del paese. Dai primi giorni di aprile le fiamme hanno divorato circa 50.000 acri di terreno attorno alla zona di esclusione, secondo le rilevazioni Nasa, mentre altri incendi hanno raso al suolo grandi porzioni di foreste nel resto del paese. Di fronte al rischio di un aumento delle concentrazioni radioattive le autorità tranquillizzano i residenti, che nel frattempo, oltre alle restrizioni imposte dal lockdown per l’emergenza coronavirus, si raccontano costretti a tenere le finestre chiuse per l’aria asfissiante.

Dopo che le autorità ucraine avevano dichiarato che la situazione era sotto controllo, il 17 aprile il satellite Terra della Nasa ha catturato l’immagine di nuovi incendi nell’area di esclusione, mentre la grande nube di fumo si spostava su Kiev, oscurando completamente il cielo. Centinaia di vigili del fuoco sono attualmente sul campo per tentare di domare le fiamme, alimentate dai forti venti e dall’aria secca. Le piogge cadute prime del 16 aprile avevano apparentemente arginato il fenomeno, ma secondo Greenpeace Russia, in seguito “l’incendio è ripartito con nuova forza”.

Attualmente, l’area coinvolta dagli incendi supera i 40.000 ettari. Uno dei focolai principali si trova a circa 70 km a ovest dall’ex centrale nucleare e si estende per 25 km, un altro a 30 km a ovest, ai confini con la zona di esclusione, mentre altri due, di minor estensione, si trovano a soli 2 km dalla centrale, all’interno della zona di esclusione. I timori più grandi riguardano la possibilità che le fiamme raggiungano i depositi di scorie nucleari, senza contare che picchi di radiazioni erano già stati rilevati alla comparsa dei primi roghi, sebbene il dipartimento di risposta alle emergenze, coordinato da Volodymyr Demchuk, abbia dichiarato che le radiazioni nella regione di Kiev rientrano nei parametri. Gli esperti di Greenpeace hanno però avvertito che l’esposizione ad alte concentrazioni di radionuclidi in condizioni di smog, ma soprattutto sullo sfondo dell’emergenza coronavirus, può essere particolarmente rischiosa per l’insorgenza di tumori e altre malattie.

Ad oggi, la situazione degli incendi è ancora drammatica. Non sono previste condizioni meteo favorevoli per i prossimi giorni, anzi i venti potrebbero intensificarsi e complicare ulteriormente le operazioni di spegnimento, spiega Greenpeace. Nel frattempo le indagini dell’Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare (Irsn) suggeriscono che le masse d’aria provenienti dai focolai del 5-6 aprile potrebbero aver investito la Francia il 7 aprile. Le traiettorie delle masse d’aria sono state monitorate secondo nuovi modelli, segnala l’Irsn, che si basano sul presupposto che le emissioni radioattive medie avvenute tra il 3 e il 12 aprile 2020, si siano verificate dal 14 al 20 aprile. L’impatto derivante dall’inalazione di queste concentrazioni in Francia, precisa l’Irsn, secondo le stime resta priva di rischi per la salute.