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Nella sola regione di Transbaikal sono andati in fumo già 200.000 ettari di terreno, per un totale di 2 milioni di ettari in tutto il continente russo. Tra le cause anche “l’isolamento all’aperto” da coronavirus, secondo le autorità.
Quest’anno l’estate sembra anticiparsi per le regioni boreali, dove una grande quantità di incendi si è verificata già a partire dallo scorso mese. Dopo Chernobyl, tormentata dalle fiamme per settimane, i venti stanno interessando l’estremo oriente russo e la Siberia, alimentando vasti incendi. Sono già 200.000 gli ettari di terreno bruciati nella sola regione di Transbaikal, un’area 3 volte superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il ministro per le emergenze russe Evgeny Zinichev ha dichiarato che il 27 aprile a Krasnojarsk l’area andata in fumo era 10 volte superiore rispetto al 2019, mentre in quella dell’Amur quasi 2 volte.
Secondo le autorità, gli incendi hanno avuto origine da varie fonti, tra attività agricole e roghi dolosi. Ma il mix di cambiamenti climatici e isolamento da emergenza Covid-19 ha costituito un’aggravante significativa. Secondo Sergei Anoprienko, capo dell’agenzia forestale federale Rosleskhoz, a causa dell’aumento anomalo delle temperature, che in alcune regioni hanno raggiunto i 30 °C, molte persone si sono precipitate all’aperto. “Le persone si sono auto-isolate all’aperto e si sono dimenticate delle regole di sicurezza antincendio”, ha affermato. Nella giornata del 23 aprile, in particolare, i venti hanno causato una propagazione incontrollata di molti incendi innescati nei terreni agricoli, riferisce la NASA, che ha catturato le immagini dal satellite Terra.
Finora, le regioni più colpite sono Kemerovo e Nobosibirsk, ma in tutto sono 9 quelle interessate, per un totale di 2 milioni di ettari di foreste e terreni in fiamme in tutto il continente russo. Rispetto ai gravi incendi del 2017 e 2019 in Siberia, la situazione è ugualmente terrificante, con la differenza che siamo solo a maggio, fa notare Thomas Smith della London School of Economics. In totale, al 28 aprile erano 3.339 i focolai registrati – l’anno scorso erano 1.960 nello stesso giorno, ma le condizioni attuali lasciano presagire l’inizio anticipato di un’altra stagione drammatica per la Siberia. “L’inverno insolitamente caldo, una primavera arida e il fattore umano hanno apportato modifiche alle nostre previsioni”, ha dichiarato Anoprienko. “La situazione dell’incendio attuale dipenderà letteralmente da come ci comporteremo”.
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