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Le acque erano diventate cristalline durante il lockdown. Ma con la fase 2 sono ripresi immediatamente gli scarichi illeciti.
È bastata una manciata di ore dopo il lockdown totale perché il fiume Sarno tornasse ad avere quei suoi colori innaturali, che tutto ricordano tranne che l’acqua di un fiume. Con l’inizio della fase due sono ripresi immediatamente gli sversamenti illeciti nelle acque, da decenni avvelenate per opera di ignoti senza scrupoli, le cui foto hanno fatto il giro del web, mostrando in maniera inequivocabile ciò che sta avvenendo. Le acque erano diventate sorprendentemente cristalline durante il lockdown, a conferma del fatto che basterebbe davvero poco per ridare una “dignità” al fiume e al territorio che attraversa, fermando lo scempio degli scarichi tossici una volta per tutte.
È una storia vecchia, quella del Sarno, ma le immagini messe a confronto forse hanno reso più lampante il disastro ambientale a cui sono costretti ad assistere ogni giorno gli abitanti dei comuni limitrofi, suscitando indignazione e proteste. A tal proposito si è fatto sentire il ministro dell’ambiente Sergio Costa, che ha attivato i carabinieri del Noe per indagini mirate sul territorio: “in questo periodo di quarantena abbiamo monitorato, anche grazie all’attività dei Carabinieri e della Guardia Costiera, lo stato delle acque e non possiamo tollerare che gente senza scrupoli riporti inquinamento e devastazione laddove la Natura stava riprendendo i suoi spazi. Dobbiamo lavorare ventre a terra per far sì che il post-Covid sia diverso”.
Con le ultimi indagini del Noe, risalenti al 20 marzo, si faceva luce su alcune aziende che immettevano scarichi inquinanti direttamente nelle acque destinate ai reflui domestici, tra cui impianti di biogas, fabbriche di materie plastiche e di lavorazione dei metalli. È probabile che gli scarichi industriali provengano da attività a nero e che eludono le normative ambientali, intente a risparmiare sui costi di trattamento dei reflui ricorrendo ad una contaminazione spietata del fiume, vanificando anche gli interventi di bonifica pianificati nel tempo. “Le immagini del Sarno a poche ore dalla riapertura sono allarmanti”, denuncia la presidente di Marevivo Rosalba Giugni. “E’ necessario risalire velocemente a chi ha trasformato una speranza in una tragedia da molti già annunciata”.
L’aspetto più preoccupante è che per ora c’è stata una riapertura solo parziale delle attività, fanno notare i Verdi, che chiedono monitoraggi costanti per individuare i colpevoli, come pure i 5stelle e la consigliera regionale Maria Muscarà. Nel frattempo Maria Teresa Imparato, presidente di Legambiente Campania, commenta: “qui per la lotta agli eco-criminali non abbiamo visto droni, controlli, lanciafiamme ed elicotteri – riferendosi alle parole del presidente della Regione Campania Vincenzo de Luca – Siamo convinti che arriveranno nei prossimi giorni, ma se ci puoi mettere una parola te ne saremo grati”.
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