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La mancanza di dati a lungo termine potrebbe avere un impatto sulle osservazioni, soprattutto in vista della stagione degli uragani atlantici e di possibili eventi estremi.
In questi mesi di emergenza sanitaria globale abbiamo avuto modo di osservare gli innumerevoli effetti della pandemia Covid-19 in diversi contesti, dalla salute alla sfera sociale, dall’economia all’ambiente. Sono tante le conseguenze del lockdown in svariati settori, che a lungo termine potrebbero risentirne in maniera significativa. Una questione cruciale è stata sollevata dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) a proposito delle previsioni meteo, che rischiano di diventare imprecise e meno affidabili riguardo ad allerte e monitoraggio dei cambiamenti climatici.
Sebbene le osservazioni meteorologiche siano per gran parte basate su sistemi automatizzati, la mancata manutenzione delle strumentazioni potrebbe creare delle falle. La manodopera è ancora fondamentale per il monitoraggio delle stazioni meteo, che richiedono manutenzioni continue, e il possibile prolungamento del lockdown preoccupa gli esperti per l’impatto sulle previsioni. Alcuni fenomeni come nubi, neve e tornado richiedono ulteriore osservazione da parte di tecnici specializzati per la conferma dei dati, il che rende la presenza umana sul campo necessaria. Molte di queste attività sarebbero impossibili da svolgere in smart working, fa notare la WMO.
I timori riguardano anche il calo della disponibilità di dati e osservazioni, che in buona parte provengono da voli di linea commerciali. Il programma Aircraft Meteorological Data Relay (AMDAR) della WMO riceve infatti costantemente dati dai velivoli, che vengono elaborati e integrati nei modelli meteo. Ogni giorno, il sistema AMDAR elabora oltre 800.000 dati sulla temperatura in quota, i venti, l’umidità e altri importanti dati. La drastica riduzione delle rotte commerciali ha significato un crollo del 75-80% circa delle osservazioni aeree, con gli effetti più evidenti in aree con un tasso minore di osservazioni, come i tropici e l’emisfero australe.
In alcuni paesi si è provveduto a incrementare il lancio di palloni sonda per sopperire alla mancanza di aerei in volo, ma allo stesso tempo in altre aree è risultata in calo anche la disponibilità dei radiosondaggi. A tal proposito, la forte mancanza di dati ha evidenziato la necessità di avere una maggiore resilienza in caso di crisi come quella del Covid-19, integrando gli attuali sistemi di osservazione con stazioni locali e amatoriali, ad esempio, o dispositivi come IOT.
Finora, le perdite di dati non risultano drammatiche a tal punto da pregiudicare le previsioni meteo, anche grazie all’attività dei satelliti, che restano ancora pienamente operativi. In via precauzionale la WMO si sta però adoperando con le agenzie spaziali per valutare l’impatto a lungo termine del lockdown, anche perché la calibrazione dei satelliti richiede comunque dati al suolo e in quota. La WMO ha fatto particolare appello ai governi internazionali riguardo ai fenomeni più caratterizzanti della stagione estiva, che richiedono un’attenta e tempestiva osservazione. “Gli impatti dei cambiamenti climatici e la crescente quantità di catastrofi meteorologiche continuano, come abbiamo visto con il ciclone tropicale Harold nel Pacifico e le inondazioni nell’Africa orientale”, spiega Petteri Taalas, segretario generale della WMO. “Ci avviciniamo alla stagione degli uragani atlantici e la pandemia COVID-19 rappresenta un’ulteriore sfida nella previsione degli eventi estremi”.
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