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I paesi del Corno d’Africa sono nuovamente in ginocchio per l’invasione delle cavallette, tornata dopo pochi mesi. Una nuova schiusa è prevista nel prossimo periodo di raccolta.
Mentre gli sforzi e le risorse cruciali sono indirizzati verso l’emergenza Covid-19, l’invasione di locuste rischia di portare alla carestia milioni di persone tra Africa e Asia. Secondo la FAO, la catastrofe delle cavallette ha significato finora l’insicurezza alimentare per circa 20 milioni di persone tra Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Uganda e Tanzania. Attualmente, in concomitanza con l’invasione di Pakistan e India, una nuova ondata di locuste ha investito il deserto dell’Africa orientale, minacciando i nuovi raccolti a distanza di pochi mesi dalla spaventosa ondata precedente.
Dallo scorso ottobre gli enormi sciami di insetti hanno devastato le colture e i pascoli di moltissime comunità del Corno d’Africa, spostandosi verso la penisola arabica, per poi raggiungere il sud-ovest asiatico. Al culmine dell’evento, tra gennaio e febbraio, l’Onu aveva avvertito che la popolazione di locuste sarebbe stata in grado di aumentare fino a 400 volte verso giugno, uno scenario possibile con un mancato contenimento dell’evento. Nel frattempo, gli insetti famelici continuano a riprodursi in numeri spaventosi, minacciando anche l’Africa occidentale.
“Il tempismo è pessimo, perché gli agricoltori stanno solo piantando e i germogli stanno arrivando proprio ora dall’inizio della stagione delle piogge”, ha affermato Keith Cressman, responsabile delle previsioni delle locuste delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). La nuova generazione di locuste si formerà infatti nel periodo di raccolta, tra giugno e luglio, favorita dalle condizioni molto umide – ideali per la schiusa delle uova di questa specie – create dalle piogge di quest’anno.
La locusta migratoria è tra le specie parassita più distruttive al mondo. Le forti precipitazioni e i cicloni tra maggio e ottobre dell’anno scorso hanno giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo di un’invasione considerata senza precedenti, come possibile conseguenza del cambiamento climatico. La piaga di questi insetti si va a collocare nel quadro allarmante dell’aumento significativo dei contagi da Covid-19 per diversi paesi nordafricani e del Asia sud-occidentale, con gravi conseguenze per l’economia e un concreto rischio di carestia e fame, soprattutto nelle regioni già colpite dalla malnutrizione.
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