Ecco cos’è il gigantesco “pipistrello cosmico” fotografato da Hubble

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Le nuove spettacolari immagini del telescopio ritraggono le due nebulose planetarie in una sorta di “battito d’ali”.

Un’enorme ombra che batteva le ali come un pipistrello: così l’astronomo Klaus Pontoppidan dello Space Telescope Science Institute aveva descritto lo strano oggetto spaziale immortalato dal telescopio Hubble della NASA nel 2018. Le nuove spettacolari immagini della “Bat Shadow” ritraggono chiaramente due giovani nebulose planetarie, a formare due grandi ali speculari luminescenti, che si estendono nello spazio di una stella. La gigantesca nuvola di gas e polveri si trova a circa 1.400 anni luce di distanza e quel “battito d’ali” potrebbe essere causato da un piccolo pianeta all’interno.

La stella si chiama HBC 672 e si sarebbe formata solo 1-2 milioni di anni fa, considerando il disco di polvere e gas che l’avvolge. La grande nuvola che racchiude la stella e il suo disco è chiamata nebulosa a riflessione, poiché, riflettendo la luce delle stelle, appare estremamente luminosa – a differenza delle nebulose a emissione, che emettono luce propria. Il disco protoplanetario è da intendere quindi come un grande paralume cilindrico: la luce stellare brilla liberamente dalla parte superiore e inferiore, mentre è ostacolata attorno al centro, proiettando una lunga ombra di almeno 17.000 unità astronomiche – 0,24 anni luce – in ogni direzione.

Lo strano oggetto cosmico era stato identificato già nel luglio 2017, ma dalle osservazioni dell’anno successivo, Pontoppidan e il suo team avevano notato che questo si era mosso. La causa potrebbe essere una stella di massa e luminosità basse situata in orbita al di fuori del disco, oppure una doppia curvatura del disco generata da un giovane pianeta su un’orbita di almeno 180 giorni, fortemente inclinata rispetto al piano. La prima ipotesi sembrerebbe meno probabile, la seconda legata ad una specifica tempistica: se si trattasse di una deformazione del disco dovuta ad un pianeta in orbita, le “ali” dovrebbero battere ad intervalli regolari. Una periodicità che andrebbe confermata con ulteriori osservazioni.

“Suggeriamo che un ulteriore monitoraggio dell’ombra del disco da una piattaforma stabile come Hubble, o l’imminente James Webb Space Telescope, offra un’opportunità unica di vincolare, in tempo reale, l’idrodinamica delle regioni terrestri che formano un pianeta”, hanno scritto i ricercatori nello studio, pubblicato su The Astrophysical Journal.

Articolo di Erika del 26 Giugno 2020 alle ore 16:06

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