Edouard, l’uragano che minaccia (di nuovo) l’Europa

Molti lettori saranno stupiti nel collegare le parole Uragano ed Europa. Sappiamo, infatti, che questi sistemi tendono a formarsi in acque molto calde, non oltre i 20 gradi di latitudine, e successivamente vengono trasportati verso Ovest dal flusso tipico di quelle latitudini. Superate le latitudini tropicali, i sistemi “sopravvissuti” possono invertire la rotta e viaggiare verso Est, fino a quando le acque fredde del Nord Atlantico ne determinano la fine. Tuttavia, in alcune occasioni, un Uragano (o quello che resta della sua struttura originaria) può sopravvivere come tempesta tropicale durante tutto il suo tragitto, fino ad arrivare nei pressi del Nord Europa. Non serve andare molto indietro col tempo per ricordare la sorte dell’Uragano Cristobal, arrivato in Islanda poco prima che il Vulcano Bardarbunga eruttasse, e dell’ex-Uragano Bertha, che ha provocato un grave peggioramento delle condizioni meteorologiche dall’Inghilterra alle nostre regioni. In questi giorni fa molto parlare di sé l’Uragano Edouard, Categoria 3 con venti fino a 185 km/h, formatosi proprio in mezzo all’Atlantico e ben visibile nell’ultima analisi del vento alla superficie (immagine qui sotto).

Venti (direzione ed intensità) misurati su tutto l'Atlantico - elaborazione earthschool.

Venti (direzione ed intensità) misurati su tutto l’Atlantico – elaborazione earthschool.

Fortunatamente, il sistema resterà lontano dalle coste Americane (e dalle più vicine Bermude) grazie ad una provvidenziale deviazione verso Nord-Est. Nelle ultime ore i dati provenienti da satellite e da misurazioni effettuate tramite boe stavano iniziando a destare preoccupazione, ma le emissioni dei modelli indicavano già da giorni la bassa probabilità di un impatto sulla terraferma.

Animazione satellite infrarosso

Animazione satellite infrarosso

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Immagine nel visibile dell’Uragano Edouard, risulta ben visibile l’occhio privo di nuvole al suo interno. La linea viola presente sulla parte sinistra della figura rappresenta una delle isole Bermuda.

Il modello Americano GFS identifica una possibile traiettoria che porterà il sistema verso Nord, per poi ripiegare nuovamente verso Sud, in corrispondenza di latitudini corrispondenti alla Spagna. Si tratta di una previsione a 7 giorni (144 ore), dunque passibile anche di grandi cambiamenti, ma occorre sottolineare che esiste la possibilità di un contatto finale con il continente Europeo.

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Previsione della traiettoria, con temperatura della superficie marina.

Ovviamente, in quest’ultimo caso, il sistema sarà ulteriormente indebolito, dunque il rischio sarà legato solo a mareggiate residue.

Articolo di Guido Cioni del 16 Settembre 2014 alle ore 15:30

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