Nelle ultime ore la parola “ciclone Mediterraneo” è rimbalzata su tutte le emittenti televisive, ed è stata ripresa più volte per spiegare la situazione che si è delineata in Sicilia a partire dal primo pomeriggio di Venerdì. Tuttavia, bisognerebbe ricordarsi che il termine ciclone Mediterraneo si utilizza per indicare tutti gli episodi di ciclogenesi (ovvero formazione di basse pressioni) che riguardano il mar Mediterraneo, quindi anche i sistemi che non mostrano alcuna particolare forma da satellite, ed evidentemente non meritano l’attenzione dei media. Il sistema che si è sviluppato ieri era si un ciclone Mediterraneo, anche se, più precisamente, apparteneva alla categoria dei cicloni Tropical-like, ovvero sistemi che mostrano alcune caratteristiche (venti sostenuti, “occhio” privo di nuvole, bande spiraleggianti intorno ad un centro..) tipiche dei cicloni tropicali come Uragani e Tifoni.
Come è facile immaginarsi, le scale su cui questi sistemi si sviluppano (50-200 km) sono completamente diverse rispetto a quelle dei veri e propri Uragani (da 200 fino anche a 700 km). Per questo motivo, i processi che mantengono in vita il sistema avvengono ad una scala che è difficilmente risolvibile dai modelli di previsione numerica. In altre parole, l’intensità della risalita di aria calda verso l’alto, che permette di mantenere il sistema attivo, è condizionata da come viene simulato lo scambio di calore tra atmosfera e mare. Tale processo avviene a scale spaziali talmente piccole che richiedono un’approssimazione che spesso condiziona (in male) la previsione finale. Per questo motivo, la traiettoria prevista dai principali modelli ad area limitata, quelli più accurati nel descrivere fenomeni a piccola scala, mostrava un allontanamento del ciclone già a partire dalla mezzanotte, come mostrato nella figura sottostante.
Come sappiamo, il ciclone si è ben guardato dall’allontanarsi, ed ha insistito per tutta la notte (e buona parte della mattinata) sulle coste della Sicilia Orientale. Nella figura sottostante abbiamo cercato di ricostruire la sua traiettoria nelle 24 ore di vita.
Per capire l’incertezza associata a questo fenomeno basta dare uno sguardo alle diverse traiettorie previste dai modelli di ensemble: osservando l’immagine sottostante è facile individuare l’infinità di scenari equiprobabili che caratterizzavano il mantenimento di questo sistema.
Abbiamo quindi capito che una differenza seppur minimale nelle condizioni iniziali (ad esempio, un diverso flusso di calore tra aria ed acqua) può portare a risultati finali completamente diversi. Ed è proprio questa la definizione che diede Lorenz del caos deterministico (da non confondere con caso) che caratterizza i moti Atmosferici:
Quando il presente determina il futuro
MA
il presente approssimato NON determina approssimatamente il futuro.
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