Come ogni anno, appena usciti da una stagione autunnale calda e piovosa, ricomincia la gara tra giornalisti e strilloni al primo articolo che annunci il ritorno dell’inverno. In queste settimane se ne sono lette di tutte: da esperti che annunciano nevicate in pianura a 10 giorni di distanza a giornalisti che danno il numero preciso di “ondate di gelo” nel giro di una settimana. I lettori più attenti si saranno però resi conto che tali individui posticipano ogni settimana l’arrivo del gelo nascondendosi dietro alla scusa del “ribaltone modellistico”. Senza dilungarsi oltre, ci preme ancora sottolineare come i modelli non abbiano nessuna colpa, in quanto il problema sta tutto nella loro interpretazione: una previsione dettagliata oltre i 4-5 giorni (di un’ondata di “gelo” poi…) NON è possibile. Punto.
Ma veniamo a parlare delle (poche) certezze per i prossimi giorni. Abbiamo aspettato fino ad oggi per delineare la linea evolutiva, in modo da ricadere nei 4 giorni di distanza dall’evento, un lasso temporale che permette di ridurre (anche se non eliminare) l’incertezza insita nelle emissioni dei modelli numerici di previsione meteorologica. Quella che si propone per i giorni dell’Immacolata è una configurazione tipica della stagione invernale ma che, ahimé, manca da molto tempo all’appello. Come mostra la carta seguente, assisteremo ad una risalita dell’Anticiclone Azzorriano verso Nord: questo condizionerà uno spostamento dell’aria calda verso latitudini settentrionali, ed una conseguente discesa di aria fredda più ad Est, sul comparto Europeo. Risulta facile immaginarsi tale dinamica semplicemente pensando all’intera massa Atmosferica come una bilancia: per mantenere l’equilibrio, i due piatti devono salire (o scendere) della stessa misura.
Tuttavia, occorre sottolineare come tale raffreddamento rientri nella ASSOLUTA normalità. Veniamo infatti da un autunno passato complessivamente sotto una spiccata anomalia termica positiva, ed in particolare da un mese di Ottobre promosso a gran titoli nella Top 5 dei mesi più caldi mai registrati. La discesa di aria fredda da Nord deve essere quindi letta come un tentativo di riportare le temperature nella media climatica. Un comportamento ben visibile anche nell’andamento delle temperature in quota, che mostrano un minimo relativo di -5°C al Nord intorno al 9 Dicembre. Si tratta di un valore “normale”, visto che le temperature al suolo saranno superiori di almeno 10°C. Al Sud, viceversa, non vi sono indizi della discesa di aria fredda.
Tornerà la neve sulle Alpi e sugli Appennini (finalmente, ci verrebbe da dire), complice l’abbassamento dello zero termico, anche se non sono previsti grandi accumuli.
Neve in pianura? E’ ancora troppo presto per parlarne, ma ci sentiamo di poterla escludere a meno di casi particolari (vallate e conche del Nord-Ovest).
Nei prossimi giorni pubblicheremo numerosi aggiornamenti. Continuate a seguirci.
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