Nuovo record dei gas serra in atmosfera, nessun segno di rallentamento

I dati registrati nell’ultimo decennio suggeriscono che le azioni adottate finora non sono sufficienti per ridurre la concentrazione di gas serra in atmosfera e gli effetti del cambiamento climatico.

La concentrazione dei gas serra nell’atmosfera continua ad aumentare, arrivando a stabilire un nuovo record. La conferma arriva dal rapporto pubblicato oggi dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale delle Nazioni Unite, il quale evidenzia che non c’è alcun segno di riduzione delle emissioni globali. Il livello di gas serra registrato è stato sempre superiore alla media nell’ultimo decennio, a conferma del fatto, afferma l’OMM, che l’azione sull’emergenza climatica fino ad oggi non ha avuto alcun risultato sull’atmosfera e che il divario tra obiettivi e realtà è sempre più evidente.

“Non vi è alcun segno di rallentamento, né tanto meno un declino, nonostante tutti gli impegni previsti dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Dobbiamo aumentare il livello di ambizione per il bene del futuro benessere dell’umanità”, dichiara Petteri Taalas, segretario generale dell’OMM. Gran parte dei tagli alle emissioni promessi dai paesi in base all’accordo del 2015 sono “totalmente inadeguati”, afferma Taalas. Piuttosto, le nazioni sono sulla buona strada per raddoppiare le emissioni legate all’uso di combustibili fossili entro il 2030.

Secondo il rapporto, la concentrazione media globale di Co2 ha raggiunto le 407,8 ppm (parti per milione) nel 2018, mentre nel 2017 era di 405,5. Anche le concentrazioni di metano e protossido di azoto, altri due gas serra primari, sono aumentate nel 2018. L’insieme dei gas in atmosfera ha potenziato l’effetto del riscaldamento globale del 43% circa a partire dal 1990, con una grossa fetta di inquinamento dovuta alla Co2 – quattro quinti del totale. In generale, si può dire che le emissioni globali rispetto ai valori pre-industriali sono aumentati del 50%.

Non è possibile negoziare il sistema climatico”, afferma Nick Mabey, amministratore delegato del think tank E3G (Third Generation Environmentalism). “Fino a quando non fermeremo i nuovi investimenti nei combustibili fossili e aumenteremo enormemente l’energia verde, i rischi derivanti dai catastrofici cambiamenti climatici continueranno ad aumentare”. Molti paesi che hanno aderito all’accordo di Parigi – tra cui l’Italia – sono venuti meno agli impegni promessi, spiega Richard Black, direttore dell’Energy and Climate Intelligence Unit nel Regno Unito. È quindi loro dovere “utilizzare tutti gli strumenti diplomatici di cui dispongono per avvicinare le emissioni a una traiettoria più vicina a ciò che la scienza raccomanda e il pubblico desidera”.

Articolo di Erika del 26 Novembre 2019 alle ore 08:16

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