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Una simulazione suggerisce che potrebbero non scomparire, grazie ad un naturale meccanismo di adattamento.
Le piccole isole nell’Oceano Pacifico e nel Mar dei Caraibi, come Kiribati, Tuvalu e le Maldive potrebbero avere la capacità di innalzarsi naturalmente per sopravvivere all’aumento del livello del mare. È quanto suggerisce un nuovo studio pubblicato su Science Advances, in base ad una simulazione che mostra come gli atolli potrebbero adattarsi attraverso la tendenza naturale dei sedimenti a depositarsi lungo le coste, man mano che le maree li spostano.
Il processo illustrato dalla simulazione dell’Università di Plymouth, nel Regno Unito, è un naturale meccanismo di difesa che caratterizza la formazione delle isole nate centinaia di migliaia di anni fa e che persiste ancora oggi. Il modello utilizzato, che riproduce in scala l’isola di Fatato, parte dell’atollo di Funafuti a Tuvalu, è stato inserito in un simulatore specifico che imita le diverse condizioni oceaniche. Ipotizzando i possibili scenari determinati dal riscaldamento globale, risultava che ad un innalzamento di 0,75 metri – livello previsto per il 2100 secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change – anche la cresta dell’isola si elevava di 0,7 metri, evitando di essere sommersa.
Gran parte delle piccole isole basse del Pacifico sono disabitate, ma le più grandi sono popolate da milioni di persone. Queste comunità si affidano alla pesca e al turismo per il proprio sostentamento, ma la minaccia di tempeste, tsunami e inondazioni è in costante crescita. Per questo motivo, i governi locali si stanno già preparando a ricollocare le loro popolazioni entro i prossimi decenni o ad aumentare la resilienza dei territori costruendo difese costiere.
I risultati del nuovo studio potrebbero aiutare a comprendere meglio come queste isole si adatteranno al cambiamento climatico e quali saranno le tecniche necessarie per contenere le conseguenze dell’innalzamento del mare. Ad esempio, mentre si avanzano ipotesi di costruire barriere marittime in alcune aree a maggior rischio di inondazione, i ricercatori sottolineano che questa soluzione sarebbe un ostacolo per il naturale movimento dei sedimenti marini, impedendo quindi il possibile innalzamento degli atolli.
La capacità delle isole di adattarsi a questo fenomeno non deve però fungere da deterrente per l’attività umana, avverte Hideki Kanamaru, funzionario delle risorse naturali presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura nell’Asia-Pacifico. L’umanità deve comunque impegnarsi per contenere il riscaldamento globale, per proteggere non solo le comunità insulari e le loro terre, ma anche le comunità costiere del mondo.
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