Abbiamo già descritto il fenomeno El Niño qualche mese fa: in poche parole si tratta di un fenomeno derivante dall’interazione di atmosfera ed oceano che si manifesta sull’Oceano Pacifico centrale a distanza di anni ma con un periodo non ben identificato.
Tra le conseguenze più evidenti di questo fenomeno si annovera un riscaldamento anomalo delle acque superficiali nel Pacifico orientale che, tra le altre cose, altera i cicli biologici degli organismi marini sulle coste del sud America. Le ultime analisi dei dati satellitari evidenziano anomalie (differenze rispetto alla media trentennale) delle temperature marine superficiali fino a 3°C in gran parte del Pacifico orientale, e non solo a ridosso dell’equatore.
Se 2-3°C di differenza vi sembrano pochi, proviamo a calcolare quanto calore serve per innalzare di 2°C l’acqua contenuta nei primi 2 metri dell’area El Niño 3.4 evidenziata in figura. Questa zona convenzionalmente definita contiene circa 6 milioni metri quadrati di acqua; moltiplicando per 2 metri di altezza si ottengono 12 milioni metri cubi di volume. Dato che un metro cubo d’acqua pesa mediamente 1000 kg, e che per innalzare di 1°C un chilo d’acqua sono necessari circa 4.19 kilo Joules (calore specifico), solo la superficie del mare in questa area limitata ha immagazzinato ben 1,000,000,000,000,000 kilo Joules, pari al consumo annuale di energia elettrica negli Stati Uniti.
Con il mese di ottobre l’evento in corso si è portato al secondo posto nella classifica degli El Niño più intensi mai registrati. Al primo posto troviamo ancora il caso del 1997.
Le conseguenze di questo riscaldamento anomalo delle acque superficiali si ripercuotono sopratutto sulla circolazione atmosferica, visto che le intense nubi convettive che solitamente si sviluppano a ridosso dell’Indonesia sono costrette a spostarsi verso est, favorendo piogge consistenti sulle regioni del sud America.
Di conseguenza, tutte le coste del Pacifico occidentale durante la fase di El Niño sono interessate da periodi mediamente più caldi e secchi. Non c’è quindi da stupirsi se alcune zone in Indonesia stanno lottando contro incendi che non erano così intensi dal…1997!
Secondo le ultime previsioni questo El Niño dovrebbe raggiungere un massimo nei prossimi mesi, durante l’inverno boreale, per ritornare successivamente entro la normalità. Gli effetti in Europa, tuttavia, sono difficili da quantificare in quanto vengono spesso mascherati dalla naturale variabilità annuale e stagionale. Certo è che, dato il lungo tempo di risposta dell’oceano, la terra disporrà di un immenso serbatoio di calore che in qualche modo dovrà essere usato…
Località | T°C |
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Catania | 26° |
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Crotone | 24° |
Lecce | 24° |
Brindisi | 24° |
Bari | 24° |
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Taranto | 23° |
Palermo | 23° |
Località | T°C |
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