35 anni fa, il 23 novembre, una normalissima domenica d’autunno, insolitamente caldo per le regioni meridionali, alle ore 19:34 un fortissimo boato, seguito da un altrettanto fortissimo terremoto durato oltre 80 secondi, cancella, distrugge tantissime vite e rade al suolo interi paesi nell‘Irpinia, nel cuore del sud Italia. Il terremoto, di dimensioni enormi, si scatenò sulla dorsale appenninica a cavallo tra la Campania e la Basilicata facendo registrare dai sismografi due forti scosse di terremoto intervallate, l’una dall’altra da appena pochi secondi. Gli effetti del terremoto, tuttavia, si estesero a una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l’area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo; a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre province campane e nel potentino,come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa.
I resoconti dell’Ufficio del Commissario Straordinario hanno quantificato i danni al patrimonio edilizio. È risultato che dei 679 comuni che costituiscono le otto aree interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno eFoggia), 506 (il 74%) sono stati danneggiati.
Le tre province maggiormente sinistrate sono state quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni dellafascia epicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi hanno subito danni da gravissimi a medio-gravi.Ulteriori 30.000 alloggi lo sono stati in maniera lieve.
L’entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l’interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l’allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l’altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati.
Le scossa principale si registrò alle ore 19:34 di Domenica 23 novembre 1980, Caratterizzato da una magnitudo del momento sismico di circa 6,9 gradi Richter e del 10° grado della scala Mercalli. L’epicentro fu localizzato tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania. La mappa sismica, sotto riportata, è riferita alla scossa di terremoto delle 19:35.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha appurato che l’area interessata ha subìto tre distinti fenomeni di rottura lungo differenti segmenti di faglia, succedutisi in circa 40 secondi. Tali segmenti sono stati localizzati sotto i monti Marzano, Carpineta e Cervialto. Dopo circa 20 secondi la rottura si è propagata verso SE in direzione della Piana di San Gregorio Magno. Dopo 40 secondi, localizzata a NE del primo segmento, si è verificata la terza rottura di faglia.
La frattura ha raggiunto la superficie terrestre generando una scarpata di faglia ben visibile per circa 35 km. Studiando le registrazioni delle repliche dell’evento si evince una struttura crostale molto eterogenea, come dimostrato dalle variazioni della velocità delle onde P mostrata a differenti profondità, e un processo di rottura estremamente complesso.
Lo scavo di trincee lungo la scarpata di faglia ha permesso di riconoscere e datare forti terremoti predecessori del 1980, avvenuti sulla faglia irpina. Questi risultati dimostrano che la faglia responsabile del terremoto dell’Irpinia ha generato in passato terremoti simili a quello del 1980 e che tali eventi si succedono nel tempo con frequenza di circa 2000 anni.
I dati del potente terremoto, fanno rabbrividire chiunque: nello spazio di circa 90 secondi si ebbero: 2998 morti, 8425 feriti, 234960 senza casa. Inoltre il terremoto colpì ben 3 regioni ovvero: la Campania, la Basilicata e la Puglia, i comuni colpiti dal terremoto furono 687 di cui ben 37 quasi o completamente rasi al suolo. L’intera area colpita dal terremoto fu di 15400 Kmq dove viveva una popolazione di oltre 5 milioni di abitanti. Le abitazioni distrutte o danneggiate dal sisma furono oltre 350.000. I contributi pubblici dello Stato italiano, secondo la Commissione parlamentare d’inchiesta (prima dell’approvazione della legge finanziaria 1991) ammontarono a 50.902 miliardi di lire (circa 26 miliardi di €).I Contributi pubblici dello Stato italiano, all’anno 2008: 32.363.593.779 €, attualizzabili a circa 66 miliardi di € al valore del 2010.La finanziaria 2007 prevede un contributo quindicennale di 3,5 milioni di € per la ricostruzione. In Italia è ancora oggi in vigore un’accisa di 75 lire (4 centesimi di €) su ogni litro di carburante acquistato, imposta dallo Stato per il finanziamento della ricostruzione dei territori colpiti dal sisma.
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