El Niño e la Niña sono fenomeni climatici, fino a pochi anni fa sconosciuti, che influenzano in maniera determinante il clima su scala globale. Numerosi studi condotti da svariati centri di ricerca hanno evidenziato che il riscaldamento (in caso di El Niño) e del raffreddamento (nel caso de la Niña) delle acque dell’oceano Pacifico, ha ripercussioni sul clima più o meno marcate in diverse zone del mondo.
Le regioni che risentono maggiormente degli effetti di questo particolare fenomeno climatico sono quelle che si affacciano direttamente sull’oceano Pacifico tropicale. Durante un episodio di “El Niño”, si ha una forte siccità in Indonesia, Australia, Filippine, Nuova Zelanda e Venezuela, mentre un forte aumento della piovosità, colpisce Perù, Ecuador, Argentina, Uruguay, Cile, Brasile e Polinesia. Il riscaldamento forte e repentino delle acque del Pacifico tropicale, arreca uno scompenso nella normale circolazione atmosferica anche in aree lontane dall’equatore. In entrambi gli emisferi infatti la normale intensificazione occidentale, che subiscono le grandi masse d’arie che governano il tempo meteorologico alle medie latitudini, subisce un ulteriore apporto di forza, che tradotto significa una più intensa attività dei cicloni extra-tropicali, ovvero delle figure bariche che portano il maltempo anche sul comparto europeo. In maniera particolare, durante gli episodi di “El Niño“, si ha un incremento delle precipitazioni sulla fascia che va dalla Francia alla Germania, passando per le regioni settentrionali del nostro Paese fino al comparto Balcanico.
Anche nel resto del mondo “El Niño”, provoca conseguenze sulla distribuzione spaziale e temporale delle precipitazioni: per esempio nella zona Himalayana ed in generale in tutto il sud-est Asiatico (India e Pakistan), si verificano gravi siccità che molto spesso si tramutano in carestie, lo stesso succede nell‘Africa meridionale, Magadascar compreso. Per tutta risposta invece, nella parte equatoriale del continente africano (Somalia,Kenia ed Etiopia), si registrano precipitazioni che assumono sovente carattere torrenziale con cumulati pluviometrici molto elevati rispetto alla media, stessa sorte anche per lo stato della California ed in generale su tutto il settore sud-orientale degli Stati Uniti d’America.
Un’altra conseguenza imputabile ad “El Niño” è l’aumento del numero di Tifoni sul Pacifico centrale e nella zona del Bangladesh. Nello stesso tempo, vengono modificate anche le traiettorie dei cicloni tropicali, che durante episodi intensi di “El Niño“, riescono ad arrivare in zone dove di solito sono rari.
Le anomalie climatiche indotte dal fenomeno inverso ad “El Niño”, ovvero “la Niña”, raffreddamento delle acque superficiali della parte tropicale dell’oceano Pacifico, interessano in maniera particolare i Paesi che si affacciano direttamente sul Pacifico tropicale. Le precipitazioni aumentano anche in maniera esponenziale, sul Pacifico equatoriale occidentale, in Indonesia e nelle isole Filippine, mentre subiscono una drastica diminuzione sulla parte occidentale dell’oceano Pacifico.
Se si analizzano le caratteristiche comuni di diversi episodi de “la Niña”, avvenuti nel secolo scorso, possiamo evidenziare anche una diminuzione delle temperature medie su molti Paesi del continente europeo, tra cui l’Italia, in maniera più marcata sulle regioni settentrionali. Temperature più basse del normale inoltre, interessano l’Inghilterra ed in generale tutto il Regno Unito, nonchè la Germania e la Francia. “La Niña” influenza in maniera determinante anche la distribuzione spaziale e temporale delle precipitazioni durante il semestre freddo sul bacino del Mediterraneo: da diversi studi infatti, emerge che durante i fenomeni più intensi, si nota una forte e marcata siccità su tutto il bacino, con una diminuzione delle precipitazioni anche del 50-70%.
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