Il monte Pinatubo, come detto in precedenza, è situato nel sud-est Asiatico, compreso in una zona sismica particolarmente attiva. Nei mesi precedenti all’eruzione del 15 giugno 1991, il Pinatubo aveva già dato evidenti segni di voler eruttare: il 2 aprile infatti le prime nuvole di vapore iniziarono a comparire sulla vetta del monte, spingendo numerose equipe di vulcanologi alle falde del vulcano dove all’epoca vivevano circa 15000 persone. Con il passare dei giorni e delle settimane, l’attività del Pinatubo, divenne sempre più frequente e le autorità locali decisero di evacuare l’intera zona, decisione che poi si rivelò fondamentale. Il 15 giugno 1991 infatti, il Pinatubo eruttò: gli ultimi 300 metri di montagna furono letteralmente scaraventati in ogni direzione, apportando radicali modifiche alla morfologia del vulcano. L’altezza del Pinatubo infatti, mutò da circa 1750 a 1485 metri. La straordinaria potenza sprigionata dalla violenta eruzione vulcanica, fu maggiore di quella dell’altrettanto terribile eruzione del Mont Peleè in Martinica nel 1902, dove l’intera città di San Pierre fu rasa al suolo e l’intera popolazione (30000 anime) rimase uccisa.
Oltre alla violentissima eruzione, sfortuna volle che il tifone Yunya, stesse passando proprio in prossimità dell’arcipelago delle Filippine: le intense piogge ed i forti venti crearono un mix mortale con la nube piroclastica prodotta dal Pinatubo, tanto che molte vittime furono causate proprio dallo scatenarsi dello stesso tifone.
L’eruzione del Pinatubo, come le altre violente eruzione vulcaniche, causò ripercussioni anche su tutto il sistema climatico globale: la nube di cenere, polveri e gas raggiunse infatti i 40 km di altezza, entrando in stratosfera, sede di intensi venti capaci di fare il giro del globo nel giro di pochi giorni. Nel biennio successivo all’eruzione (1991/1992), si riscontrò una drastica diminuzione della temperature su scala globale, stimata a 0,8°. Calo della temperatura che ebbe effetti anche sull’Europa e dunque sul nostro Paese: l’estate del 1992 infatti, fu molto più fresco rispetto alla media del trentennio 1960-1990.
Inoltre l’immissione nella stratosfera di materiale piroclastico e di polveri vulcaniche prodotto proprio dall’eruzione del Pinatubo, portò ad una diminuzione dello strato di ozono stratosferico proprio durante il periodo in cui si iniziò a parlare di “buco dell’ozono”, l’importanza di questo famigerato gas è fondamentale, esso infatti, fungendo da schermo alle radiazioni solare dannose, protegge gli occhi e la nostra pelle da eventuali malattie generate da esse.
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