L’alluvione di Sarno del 5 Maggio 1998 è ascrivibile nel triste elenco delle catastrofi naturali più grandi dell’ultimo secolo in Italia. L’alluvione infatti, provocò la morte di 161 persone e si stimarono miliardi e miliardi di danni alle infrastrutture ed all’agricoltura. L’enorme massa di terra che si staccò dal pizzo d’Alvano nella giornata del 5 Maggio 1998, interessò in maniera diretta gli abitati di Sarno, Quindici, Bracigliano, Siano e San Felice a Cancello, radendo completamente al suolo le frazioni di Episcopio e San Vito (Sarno). L’altezza media della colata di fango e detriti si stimò sui 2 metri e mezzo, la stessa colata prese in pieno anche l’ospedale “Villa Malta” dove persero la vita 10 persone tra pazienti e medici.
Le cause dell’alluvione, oltre a quelle naturali che vedremo in seguito, sono imputabili all’incuria degli alvei fluviali, in maniera particolare del fiume Sarno ed alla deforestazione selvaggia praticata sul versante del monte in questione. Ancora oggi, 18 anni dopo l’accaduto, il pizzo d’Alvano e tutto il comprensorio montuoso presente nei dintorni, rischiano di franare a valle dove nel frattempo sono stati costruiti enormi vasconi di contenimento che però versano in uno stato di degrado.
D’altra parte, la Campania è una delle regioni italiane che registra i quantitativi più elevati in termini di precipitazioni: basti pensare che la media pluviometrica di Napoli, circa 1100 millimetri di pioggia in un anno, è più elevata di tante altre città del centro-nord Italia. La quantità elevata di precipitazioni sulla regione è dovuta al fatto che essa è bersaglio di perturbazioni di diversa natura: in Campania, ed in generale su tutta la fascia tirrenica meridionale, il tempo è governato dal flusso perturbato mite atlantico che a sua volta può generare depressioni mediterranee. Inoltre, durante il trimestre invernale le irruzione di aria artico-continentale, recano ulteriori precipitazioni che vanno ad accrescere le cumulate pluviometriche annuali.
Alluvione di Sarno del 5 Maggio 1998, “affonda le sue radici” già durante l’anno precedente: il massiccio montuoso di Pizzo d’Alvano, complesso montuoso posto alle spalle della città di Sarno, durante l’estate del 1997 fu bersaglio di tantissimi incendi boschivi che distrussero ettari ed ettari di piante, ancora naturale del terreno già di natura franoso. La diffusa deforestazione che interessò tale parte del territorio, avrà un ruolo predominante nella genesi della catastrofe. Volendo effettuare una re-analisi dell’evento meteorologico estremo, utilizziamo le mappe dell’altezza geopotenziale a 500 Hpa relative a quei giorni: esse sono utili per riuscire ad identificare le figure bariche e per avere un’ottima visione a meso-scala dell’evento.
Nei giorni antecedenti il disastro, il nostro Paese si trovava ad essere interessato da una struttura di bassa pressione di natura mediterranea foriera di intense piogge e temporali. Tale struttura barica è evidente nella mappa sottostante.
Con il passare delle ore, la zona compresa tra Sarno e Quindici, fu interessata da intense precipitazioni di natura sia stratiforme che convettiva: data la forte instabilità dell’aria, caratteristica dei mesi primaverili, si formarono imponenti temporali che andarono ad impattare le zone montuose poste al ridosso della città di Sarno. Questa manovra barica esalto quello che in gergo viene definito “effetto Stau”,esercitato dal comprensorio montuoso, intensificando le precipitazioni. Nella mappa sottostante, osserviamo la mappa dell’altezza geopotenziale a 500 Hpa, relativa alla giornata del 4 Maggio 1998, giorno in cui ci fu il picco delle precipitazioni.
Tra il 4 ed il 5 Maggio 1998 infatti, le precipitazioni cumulate sulla zona di Sarno, ammontarono a circa 400 millimetri ! Un valore esagerato, paragonabile solamente alla disastrosa alluvione di Salerno del 1954 dove caddero 500 millimetri di pioggia nell’arco di una singola giornata. Le piogge continuarono durante il giorno successivo, fin quando la montagna franò ed inizio la discesa a valle di una massa terrosa di dimensioni spaventose. Le piogge cessarono solamente il 7 Maggio 1998, quando un promontorio di alta pressione d’origine sub-tropicale mise le radici sul mediterraneo, ma ormai la strage si era già consumata.
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