El Niño e la Niña come ben noto ormai, sono i fenomeni di riscaldamento o di raffreddamento delle acque dell’oceano Pacifico tropicale. Tale fenomeni climatici sono sviluppati su scala locale, ma hanno effetti, a volte catastrofici, su scala globale. Questi due fenomeni climatici, oltre ad apportare notevoli perdite sul lato economico a molte nazioni, sono al contempo la causa indiretta del proliferare di malattie virali che incidono in maniera determinante sulla qualità della vita di alcune popolazioni, molte delle quali in via di sviluppo o peggio,alle nazioni del terzo mondo.
Il forte scompenso nella circolazione generale dell’atmosfera, provoca un aumento esponenziale delle precipitazioni sull’America Latina con conseguenti rovinose alluvioni dove spesso si registrano decessi. Inoltre la particolare composizione dello scacchiere barico dell’oceano Pacifico tropicale, fa si che sull’Indonesia e sull’Australia, si susseguono lunghi periodi di siccità con tutte le conseguenze del caso, ovvero: incendi, penuria d’acqua potabile e diverse morti per l’eccessivo caldo. Gli effetti su scala ancora più ampia non sono comunque da sottovalutare: anche in Europa ed nell’America del Nord, si registrano pesanti anomalie che vanno a gravare sull’economia e con il benessere della società.
L’aspetto più preoccupante legato ai questi due fenomeni è sicuramente quello che si ha sulla biosfera: le intense precipitazioni infatti, favoriscono la crescita del plancton che ospita il batterio del colera negli estuari e nei fiumi e le inondazioni provocano direttamente vittime umane e danni materiali alle infrastrutture, altri focolai del proliferare dei batteri, specialmente se verificano seri danni alle condutture dell’approvvigionamento idrico di intere comunità.
Volendo porre un esempio, nelle regioni a clima arido, il susseguirsi di acquazzoni che provoca la conseguente formazione di zone paludose, incrementa in maniera esponenziale il proliferare delle zanzare anofele, portatrici della malaria. Anche nella situazione opposta, ovvero lunghi periodi di siccità in zone dove normalmente il clima è umido e piovoso, fa si che il ristagno delle acque, crea l’ambiente ottimale per la proliferazione delle zanzare.
El Niño e la Niña, normalmente sono fenomeni climatici che hanno una durata di circa 12 mesi, ma nel passato recente, si sono verificati episodi di Niño della durata di un lustro. Queste prolungate fasi di anomalia climatica causano vere e proprie epidemie: è il caso dell’epidemia di Colera che si verificò in Perù nel 1991.
In tre settimane il batterio si sparse su una regione costiera di circa 2000 chilometri. I casi accertati furono circa 30000 con 115 vittime. Il primo caso si registrò a 60 Km da Lima, la capitale e appena il giorno dopo un altro a 400 km da Chancay , segno di una rapida diffusione della malattia. La diffusione del batterio del Colera infatti, fu provocato da un’insolita fioritura del Plancton marino lungo le coste peruviane, provocato appunto dal Niño. Il vibrione del Colera infatti, trova riparo negli strati mucosi di svariate alghe e nel fitoplancton: più esso si diffonde e più aumenta la concentrazione del temibile batterio. Dunque la connessione tra malattie virali e fenomeni climatici importanti è reale, e la diffusone del Colera ne è la testimonianza.
Effetti analoghi li prova anche la “sorella”, la Niña: l’anomalo raffreddamento delle acque del Pacifico tropicale, può instaurare regimi di alta pressione che possono inibire le precipitazioni sulla terraferma o causare una devastante stagione di uragani nei Caraibi e lungo le coste sudorientali degli Stati Uniti. Mitch, George e Bonnie, nonchè Katrina, che sono entrati nelle cronanche mondiali per numero di morti, epidemie e distruzione, sono tutti figli di episodi de la Niña.
Ulteriori effetti legati a questi particolari fenomeni climatici si registrano, seppur in forma lieve, anche sull’Europa e sul comparto Mediterraneo: l’analisi di diversi casi di Niña verificatesi negli ultimi decenni, hanno evidenziato temperature più basse della norma sulla Francia, Inghilterra, Germania e nord Italia, oltre ad una marcata riduzione della piovosità media sulla zona mediterranea.
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