Ogni anno, poco prima della stagione estiva e di quella invernale iniziano a moltiplicarsi le notizie riguardanti un “estate caldissima” o un “inverno glaciale”, rispettivamente. Ormai, essendo a conoscenza del meccanismo tramite il quale queste notizie vengono impacchettate ad-hoc in modo da ottenere la maggior risonanza mediatica, tendiamo ad ignorare tali “profetici” avvertimenti.
Il trucco è semplice: tra i molteplici modelli che offrono previsioni stagionali si sceglie quello che propone lo scenario più estremo e si costruisce una storia attorno ad una mappa dalla scala di colori apocalittica che va dal rosso fuoco al viola siderale. Inutile sottolineare i numerosi errori commessi durante questo processo, primo tra cui il considerare delle tendenze stagionali (quindi proprietà mediate su MESI, e non giorni od ore) come verità assolute per capire “quanto pioverà nel mio orto”.
Tuttavia, oggi vorremo evitare l’ennesima critica e porre un interessante interrogativo. Nell’immagine sottostante sono raffigurate le anomalie termiche previste per il trimestre Giugno-Luglio-Agosto 2016 (l’estate meteorologica) dal modello statunitense CFSv2. Sostanzialmente, si tratta della differenza tra le temperature previste dal modello ed il valore di riferimento, calcolato come media su un periodo abbastanza lungo (30 anni): aree dall’arancione al marrone indicano un’estate più calda della media, mentre aree dall’azzurro al viola indicano un’estate più fredda della media.
E quelle bianche?
Si tratta di aree laddove la temperatura prevista per il trimestre estivo risulta in pari con la media caratteristica di questo periodo. Di fronte a questa immagine ci si rende quindi conto di come, stando a questa previsione, l’estate potrebbe risultare semplicemente…in media. Un’estate, è proprio il caso di dirlo, normale.
A rischio di essere noiosi lo ripetiamo di nuovo: si tratta di proprietà mediate su 3 mesi, dalle quali non si può concludere niente sull’andamento giornaliero! Risulta però naturale chiedersi perché nessun telegiornale o testata giornalistica riporti questa notizia. La causa è molto semplice: la normalità non fa notizia. Le uniche volte che la meteorologia entra in TV o arriva sulla carta stampata è solo grazie a qualche notizia gonfiata e creata a tavolino per impressionare le persone.
Invece di scansare l’ennesima previsione dicendo “tanto non ci beccano mai!” sarebbe invece il caso di chiedersi “ma se fossi io che leggo le notizie sbagliate?”.
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