Oceani e Clima: La Circolazione Termoalina del Mediterraneo

Il Mare Nostrum diventa una chiave di lettura per i processi planetari

sstStudiare gli Oceani ci aiuta in parte a comprendere il Clima del nostro pianeta. E se poi addirittura fosse possibile decifrare i processi oceanici che si verificano su scala planetaria studiando processi su più piccola scala ciò non sarebbe più vantaggioso? Beh fortunatamente il Mare Nostrum racchiude in sé un tesoro di informazioni che si riflettono, seppur in differente modo, su scala globale. Per questo è fondamentale studiare i processi geo-fluidodinamici che qui hanno luogo, in modo da poter trovare la chiave di lettura per i processi planetari che influenzano il Clima della Terra. 

A causa della sfericità della Terra, dell’inclinazione dell’asse di rotazione e dei moti astronomici, la quantità di energia incidente varia molto sul nostro pianeta ed in particolare si genera un forte divario energetico tra l’equatore ed i poli. A ridistribuire il calore intervengono l’Atmosfera e gli Oceani, i quali intervengono dunque nell’equilibrio del sistema climatico (vai al nostro articolo di approfondimento >>).

circolazione-termoalinaLa circolazione termoalina globale, nota anche come Conveyor Belt, è considerata il nastro trasportatore di calore all’interno degli oceani nell’intero pianeta. Le correnti, innescate dai gradienti di temperatura e salinità, trasportano in superficie acqua calda dall’equatore ai poli e sul fondo degli oceani acqua fredda e densa dai poli alle latitudini inferiori.  La circolazione termoalina ricopre un ruolo fondamentale nel regolare il clima terrestre e studiarla non è semplice poiché opera su scala planetaria, tuttavia nel Mediterraneo esiste un meccanismo di circolazione oceanica simile al nastro trasportatore globale! Studiare il sistema di correnti al suo interno ed i meccanismi geo-fluidodinamici ad esso correlati può aiutarci a comprendere meglio i processi che interessano gli scambi di calore degli oceani nell’intero pianeta.

Vediamo ora nel dettaglio cosa succede nel Mare Nostrum

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L’acqua atlantica in ingresso dallo Stretto di Gibilterra, più fredda ma meno salata dell’acqua del Mediterraneo (che è un bacino di densificazione), essendo meno densa delle masse d’acqua circostanti va a collocarsi nel primo strato della colonna d’acqua. Lasciando a destra le coste africane, a causa dell’elevato tasso di evaporazione si modifica e cedendo calore latente all’atmosfera diventa più salata e densa formando nel settore orientale del bacino l’acqua Levantina. Quest’ultima va a formare lo strato intermedio della colonna d’acqua (200-300 metri). Risalendo successivamente nel mar Adriatico, a causa della topografia del fondale e del fronte di massa d’acqua più fredda e dolce d’origine fluviale, solo l’acqua superficiale riesce ad accedere alla zona più settentrionale dell’Adriatico. Intanto le correnti fanno fluire le masse d’acqua lungo le coste della Puglia e della Calabria e passando per lo Stretto di Messina risale lungo le coste orientali tirreniche. Giunti al Golfo del Leone i forti venti di Maestrale sottraggono calore allo strato superficiale innescando moti convettivi, l’apporto di sale da parte della Levantina e la Circolazione Ciclonica rafforzano lo sprofondamento facendo formare le acque dense del Mediterraneo che andranno a ossigenare i fondali profondi del bacino. Il Golfo del Leone non è l’unica area di formazione di acque dense ma ce ne sono altre nel bacino di Levante. Il tempo impiegato dalla massa d’acqua entrata nel Mediterraneo per compiere l’intero giro del bacino fino ad uscire dallo Stretto di Gibilterra è di circa 70 anni. All’interno di tutti questi processi ovviamente andrebbero inseriti i meccanismi legati alla topografia, alle ROFI (apporto di acqua fluviale in mare), alle precipitazioni, alle evaporazioni, alle maree ecc..

1-CaLQY6wql3BbHDK5kYFIiQEsistono modelli molto sofisticati che riproducono con elevata precisione questi meccanismi tant’è che confrontando i dati modellistici con quelli misurati mediante strumenti meteo-oceanografici e satellitari gli oceanografi possono sentirsi soddisfatti. Studiare il Mediterraneo dunque ci aiuta a comprendere i meccanismi che avvengono nel resto del mondo, non solo i processi locali. Tutto è connesso!

Articolo di Giusy Fedele del 10 Giugno 2016 alle ore 17:29

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