Per comprendere la variabilità climatica del passato esistono tantissimi metodi ed uno di questi è analizzare i reperti archeologici. Mediante metodi di datazione è possibile comprendere l’epoca a cui risalgono e dunque ottenere importanti informazioni sulle condizioni climatiche che avrebbero favorito la loro colonizzazione in varie regioni del mondo. Un esempio è fornito dal Pinguino Salentino, il quale avrebbe popolato le coste pugliesi circa 10 mila anni fa, al termine dell’ultima glaciazione del Pleistocene nota come Würm.
Sapevate che circa 10 mila anni fa il litorale salentino era popolato da uccelli polari? Non si tratta di veri e propri pinguini, i quali popolano l’emisfero australe, ma del loro corrispettivo boreale noto come Alca Impenne o Pinguinus Impennis.
E’ difficile ad oggi crederci in quanto il clima ha subito notevoli variazioni negli ultimi 10 mila anni e ad oggi il litorale salentino certamente non è popolato da “specie fredde”.
Facendo un salto indietro di circa 10-15 mila anni il clima era totalmente differente in quanto si stava attraversando l’ultima fase della Glaciazione Würm, le temperature erano molto basse, i venti erano intensi e gelidi e il clima era molto arido nel Sud Italia.
La glaciazione Würm rappresenta il più recente periodo glaciale, il quale sarebbe avvenuto nel Pleistocene, e si sarebbe esteso da circa 110 mila anni fa a circa 10 mila anni fa. Essa si verificò con un abbassamento generale della temperatura globale ed una forte espansione dei ghiacciai continentali e di calotta. Durante questa glaciazione i livelli dei mari si sarebbero abbassati di circa 120 metri. Al termine di questa glaciazione, seguì un periodo tardiglaciale, in cui i parametri meteorologici raggiunsero gradualmente i valori attuali.
Il clima favoriva la colonizzazione delle coste pugliesi da parte di fauna che ad oggi predilige la taiga oppure zone oceaniche temperate o fredde. Testimonianze delle condizioni climatiche del Paleolitico e della vita dell’epoca possono essere riscontrate nel sito archeologico di Grotta Romanelli. Esso è stato scoperto nel 1900 e i suoi reperti archeologici sono smistati in vari musei, tra cui il Museo Civico di Maglie in provincia di Lecce, in cui è possibile ammirare ad esempio il calco di omero ed ulna dell’alca pugliese. Nonostante le condizioni climatiche non fossero molto favorevoli per l’uomo, esso colonizzò queste regioni ed osservando i reperti l’Alca Impenne non avrebbe avuto vita facile a causa dell’istinto cacciatore dell’uomo.
Sono varie le informazioni che possono essere ricavate da questo sito ma a quanto pare negli ultimi 40 anni gli scavi sono stati abbandonati e solo prossimamente essi verranno ripresi sotto la guida di Raffaele Sardella e Massimo Massussi, dell’Università La Sapienza di Roma.
Chissà quali altre preziose informazioni emergeranno!
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