Mentre la neve sembra evitare gran parte degli stati europei occidentali ecco che Aïn Séfra, una città con circa 35.000 abitanti considerata “l’inizio del deserto” data la sua posizione ad est dell’Atlante, si è svegliata lunedì con un paesaggio dove i colori arancione e bianco si sono fusi in uno scenario decisamente inusuale.
Sappiamo che sulla catena montuosa dell’Atlante (Marocco) la neve è attesa praticamente ogni anno. L’area al confine tra Marocco ed Algeria, invece, data la mancanza di rilievi e la vicinanza al deserto del Sahara, riceve una quantità di pioggia esigua e pertanto difficilmente vede la neve. Eppure quest’anno l’impossibile (o sarebbe meglio dire “improbabile”) si è prontamente verificato. Dopo più di 30 anni (l’ultima nevicata documentata risaliva al febbraio del 1979) la neve ha fatto la sua comparsa nella città di Aïn Séfra, formando una patina bianca visibile anche dalle immagini satellitari acquisite lunedì pomeriggio.
La causa di questa fugace apparizione (la neve si è subito sciolta il giorno dopo) è da attribuirsi al trasporto di aria fredda favorito dal ciclone che si è approfondito ad inizio settimana sul Mediterraneo. La mappa sottostante mostra le temperature minime misurate nella notte tra domenica e lunedì da stazioni meteorologiche alla superficie (stazioni di montagna sono indicate da una cornice rettangolare bianca). Da notare come la temperatura a circa 1500 metri di quota nelle zone al confine tra Marocco ed Algeria abbia raggiunto lo zero termico mentre più ad est si superino i 10°C.
Un veloce confronto tra le immagini satellitari acquisite negli ultimi 3 anni a ridosso di natale mostra come la situazione di quest’anno sia risultata decisamente anomala in quanto a copertura nevosa.
Sappiamo cosa state pensando: prima di gridare allo scandalo “allora dove è finito il riscaldamento globale?” fermatevi a riflettere un attimo. Un singolo evento, per quanto estremo, non può essere ricondotto ad un andamento climatico su scale trentennali. Il fatto che abbia nevicato per un giorno nel Sahara, così come quello che alle Svalbard abbia piovuto, non può essere immediatamente ricondotto al riscaldamento globale, se non dopo dovute considerazioni statistiche.
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