Qualche borbottio in lontananza, il cielo velocemente si annuvola, improvvisamente un breve ma intenso scroscio di pioggia e grandine. Questo è lo scenario verificatosi in molte zone a ridosso della catena appenninica ed alpina nella giornata di ieri, 11 aprile.
L’approssimarsi di un fronte di aria fredda proveniente dal centro Europa ha infatti prodotto le situazioni ideali per l’innesco di numerose celle temporalesche ci sono formate a partire dal primo pomeriggio sul crinale appenninico ed alpino andando successivamente ad interessare le zone di pianura soprattutto in Emilia-Romagna. L’animazione delle fulminazioni rilevate nell’intera giornata di ieri permette di seguire efficacemente lo sviluppo ed il movimento delle diverse celle temporalesche.
L’animazione delle immagini satellitari acquisite nella stessa giornata permette invece di identificare l’arrivo del fronte di aria fredda che supera le Alpi e causa lo sviluppo delle prime celle temporalesche.
Il fermo immagine del satellite relativo alle 17:30 mostra bene l’estensione verticale delle nubi temporalesche presenti sull’Appennino che appaiono con tonalità bianche accese.
Come già accennato i temporali si sono sviluppati dapprima in montagna, spostandosi successivamente verso la pianura. Per quanto riguarda l’Appennino tosco-emiliano si tratta di un meccanismo ben conosciuto che sfrutta l’effetto combinato della brezza marina proveniente dall’Adriatico e dalle raffiche che si sviluppano alla base dei temporali a causa delle forti precipitazioni che trascinano l’aria fredda verso il basso. L’incontro tra queste due correnti causa l’innesco di nuove celle temporalesche che non sono necessariamente legate al temporale iniziale, pur essendo aiutate da esso nella formazione.
È questo il caso del temporale che ha interessato Bologna e la Romagna nel tardo pomeriggio raffigurato nelle immagini sottostanti.
Diversa è invece la storia del temporale che nel pomeriggio ha dato spettacolo sulla Lombardia essendo visibile anche da Milano, come mostrano le immagini sottostanti. In questo caso il sistema si è formato sulle prealpi e successivamente spostato verso la pianura.
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