La maggior parte delle persone oggi controlla le previsioni meteo con regolarità, tramite app, su internet o in tv. Ciononostante, pochi sanno cos’è esattamente e come viene generata una previsione meteorologica. Iniziamo con quest’articolo un percorso didattico che vi porterà a scoprire i segreti che si celano dietro le previsioni meteo, e a capire perché a volte semplicemente… non ci prendono.
Che tempo farà tra due giorni, alle quattro di pomeriggio, a Trastevere? Pioverà tra cinque giorni a Civitavecchia? Per queste domande oggi siamo abituati ad esigere delle risposte rapide, accurate, facilmente reperibili e se possibile anche gratis. Ma quanti si rendono conto di che mole immane di lavoro, scienza e tecnologia ci sia dietro una previsione meteorologica?
La parola “previsione” trae origine dal latino prae-, avanti, e visio, visione, sguardo. “Sguardo in avanti”: come dire, guardiamo in avanti per sapere cosa ci aspetta. Una previsione consiste sempre in una ipotesi, o stima, di quello che avverrà in futuro: questa definizione si applica alla meteorologia come all’economia, alla medicina, all’astronomia e a qualunque altra scienza. L’ipotesi non deve posare necessariamente su solide basi scientifiche: “domani ci saranno 35 °C” è una previsione come ogni altra, per quanto quasi certamente errata.
In meteorologia, il tipo più semplice di previsione consiste nell’affermare che domani il tempo sarà uguale ad oggi. Per quanto apparentemente infondata, quest’ipotesi è – o può essere – verosimile in alcuni casi: si pensi a una lunga ondata di caldo in estate, a una piovosa settimana di novembre o a luoghi dal tempo spesso variabile come l’Inghilterra.
Una previsione si può riassumere con lo schema in Figura 1: i tre ingredienti sono i “dati di ingresso”, un “sistema previsionale” (che si può immaginare come una sorta di “macchina delle previsioni”) e i “dati di uscita”, cioè il risultato della previsione. Considerando di nuovo l’esempio di poco fa, l’unico dato di ingresso è banalmente “oggi è sereno”; il sistema previsionale è, altrettanto banalmente, “domani sarà uguale ad oggi”; il dato di uscita – la previsione – è “domani sarà sereno”.
I tre componenti di una previsione meteorologica – dati di ingresso, sistema previsionale, dati di uscita – sono molto più complicati di quelli dell’esempio di sopra. Lo schema applicato ad una generica previsione meteo è mostrato in Figura 2. I dati di ingresso consistono in una moltitudine di misure da satellite, stazione al suolo, radiosondaggio ecc. le quali vengono “impastate” e trasformate in dati omogenei (temperatura, vento, umidità…), adatti ad essere elaborati dal modello meteorologico prescelto. Il sistema previsionale è costituito dal modello meteorologico, che è generalmente un complesso insieme di programmi informatici che risolvono le equazioni che descrivono i fenomeni atmosferici; ma anche, naturalmente, dal meteorologo, o meglio dal suo giudizio personale, che completa e arricchisce la previsione computerizzata. I dati di uscita constano di milioni di valori di parametri meteo – quali temperatura, precipitazioni, copertura nuvolosa e così via – calcolati per ogni punto della griglia 3D che rappresenta l’area geografica su cui si effettua la previsione, ad intervalli di tempo regolari nel periodo considerato.
Ma com’è fatto un modello in dettaglio? Lo scopriremo nelle prossime puntate… restate aggiornati!
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