Cosa sono e dove si trovano le microplastiche che soffocano i mari e gli oceani e minacciano la nostra salute? E’ questa una domanda che oramai viene posta spesso dato che dopo circa 40 anni è uscito “a galla” poiché si è giunti ad un possibile punto di non ritorno.
Le microplastiche sono quelle piccole particelle di plastica che inquinano i nostri mari e oceani. Si chiamano così perché sono molto piccole e hanno un diametro compreso in un intervallo di grandezza che va dai 330 micrometri e i 5 millimetri. La loro pericolosità per la salute dell’uomo e dell’ambiente è dimostrata da diversi studi scientifici, i danni più gravi si registrano soprattutto negli habitat marini ed acquatici. Ciò avviene perché la plastica si discioglie impiegandoci diversi anni e fintanto che è in acqua può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi.
La plastica quando finisce in acqua si riduce lentamente in frammenti più piccoli per molti motivi:
1) Effetto dei raggi ultravioletti
2) Effetto del vento, dalle onde e dei fattori meccanici che agiscono sulla plastica.
3) microbi ed azione ad opera della vegetazione che si forma sull’oggetto di plastica.
A prolungarne la frammentazione concorrono inoltre anche gli additivi chimici utilizzati durante la produzione che conferiscono ai materiali determinate caratteristiche.
In ambiente marino la plastica è presente in moltissime forme: sacchetti, piccole sfere, materiale da imballaggio, rivestimenti da costruzione, recipienti, polistirolo, nastri e attrezzi per la pesca. È stato quantificato, però, che i rifiuti plastici provenienti da terra costituiscono circa l’90% di tutti i detriti plastici che si trovano nell’ambiente.
QUALI SONO LE CONSEGUENZE SULL’AMBIENTE?
Questo tema è ancora allo studio della comunità scientifica. Infatti è estremamente difficile ripercorrere tutta la vita della plastica in breve tempo. Una volta in mare queste sostanze iniziano la frammentazione ed una volta ridotte in piccoli pezzettini, spesso ricoperti di alghe, vengono ingerite dalla fauna (in particolare da plancton, invertebrati, pesci, gabbiani, squali e balene) arrivando addirittura a modificare la catena alimentare. Il 15-20% delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole contengono microplastiche secondo l’Ispra, mentre per i ricercatori dell’Università nazionale d’Irlanda, che hanno pescato nel mare del Nord, i pesci che vivono tra i 200 e i 1000 metri di profondità, la percentuale salirebbe addirittura al 73%.
La plastica ingerita da pesci, molluschi e crostacei finisce comunque nei nostri piatti. Il rischio è elevato anche per gli esseri umani; Gli inquinanti rilasciati dalle microplastiche possono essere ingerite e finire nel nostro organismo. Inoltre la presenza di microplastiche è dannosa indirettamente per l’uomo e la sua economia legata al mare. Un pesce che si nutre per un’elevata percentuale di plastica, probabilmente avrà una salute cagionevole, e si svilupperà diversamente rispetto ad un pesce ben nutrito. Questo può impattare sugli stock ittici e sul pescato. Un’altro punto fondamentale e non trascurabile riguarda sempre l’economia ittica. I pescatori oggigiorno pescano plastica, non solo pesci. Buona parte del pescato costiero è caratterizzato da oggetti in plastica. Questo danneggia le reti, aumenta il numero di pesci persi durante la fase di recupero delle reti (maggiore pressione nei sacchi delle reti) e oltretutto diminuisce il tempo dedicato alla sola pesca, perchè gran parte diventa tempo dedicato alla pulizia. Và ricordato che negli ultimi anni la fauna ittica si è dimezzata e si stima che tra 10-15 anni, in mare, potrebbero esserci più micro-plastiche che pesci.
MA DOVE SI TROVANO LE MICROPLASTICHE NEL MONDO?
Ad oggi sono 6 le “isole di plastica” più grandi al mondo e individuate dall’uomo. Esse si formano a causa degli sversamenti in mare della spazzatura e che poi le correnti marine provvedono ad accumulare in determinati punti “involontariamente”. Vediamo su grande scale di cosa stiamo parlando:
In realtà quello del Pacifico potremmo consideralo come uno, quindi la domanda da porsi è: qual è il sesto punto di accumulo di queste plastiche? Lo tratteremo come ultimo quest’oggi, anche perchè non si sa molto su di esso essendo di recente scoperta, ma la sua posizione è nei pressi dell’Artico, esattamente nel mare di Barents. Ma procediamo con ordine e vediamo, anche grazie ai video qual è la situazione.
Great Pacific Garbage Patch
Chiamata anche “Pacific Trash Vortex” quest’isola di plastica è il più grande accumulo di spazzatura galleggiante al mondo. Composta prevalentemente da plastica, metalli leggeri e residui organici in degradazione, è situata nell’Oceano Pacifico centro-settentrionale e si sposta seguendo la corrente oceanica del vortice subtropicale del Nord Pacifico (visibile nell’immagine sottostante). Le sue dimensioni sono immense: le stime parlano di un minimo di 700.000 km² di estensione fino a più di 10 milioni di km², per un totale di circa 3 milioni di tonnellate di rifiuti accumulati (c’è chi parla perfino di 100 milioni). Per dare un’idea più precisa, le sue dimensioni sono simili a quelle della Penisola Iberica, o maggiori di tutti gli Stati Uniti nella peggiore delle previsioni.
South Pacific Garbage Patch
Grande 8 volte l’Italia e più estesa del Messico, la South Pacific Garbage Patch è stata scoperta recentemente al largo del Cile e il Perù dal capitano Charles Moore e il suo team di ricerca, gli stessi che nel 1977 scoprirono il Pacific Trash Vortex. L’isola ha una superficie che si aggira intorno ai 2,6 milioni di chilometri quadrati e contiene prevalentemente microframmenti di materie plastiche erose dagli agenti atmosferici. Per capire l’entità della pericolosità di queste isole di plastica, basta vedere il prossimo video. Parliamo di pinguini che si adattano ad un ambiente non naturale, parliamo di cambiamento dell’ecosistema e le conseguenze possono essere alquanto preoccupanti.
North Atlantic Garbage Patch
Scoperta per la prima volta nel 1972, l’isola del Nord Atlantico è la seconda più grande per estensione (si stima che potrebbe sfiorare i 4 milioni di km²). Mossa dalla corrente oceanica nord atlantica, è famosa per la densità di rifiuti al proprio interno. Le stime parlano di oltre 200mila detriti per chilometro quadrato. Il video che segue ritrae la situazione attuale nel Mar dei Caraibi, con esattezza nelle acque vicino Roatan al largo dell’Honduras.
South Atlantic Garbage Patch
Forse la più “piccola” tra le isole di plastica, la South Atlantic Garbage Patch si estende per oltre 1 milione di chilometri quadrati e viene mossa dalla corrente oceanica sud atlantica. Situata tra l’America del Sud e l’Africa meridionale, è stata poco documentata e raramente intercettata dalle rotte più commerciali.
Indian Ocean Garbage Patch
Estesa più di 2 chilometri e con una densità di 10mila detriti a chilometro quadrato, l’isola dell’Oceano Indiano è stata ufficialmente scoperta nel 2010, anche se la sua esistenza era già stata ipotizzata nel 1988 dall’agenzia statunitense NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration).
Arctic Garbage Patch
Come dicevamo in precedenza, la più recente scoperta isola di plastica al mondo situata nel mare di Barents, in prossimità del circolo polare artico. Le materie plastiche scartate in Europa e nella costa orientale del Nord America sono andate lentamente alla deriva seguendo le correnti oceaniche fino al nord della Norvegia dove si sono accumulate. Le informazioni a riguardo sono poche, ma una spedizione scientifica del 2013 ha fatto luce su alcuni punti fondamentali. L’isola ha dimensioni notevolmente ridotte rispetto alle altre.
DOVE SI TROVANO LE ISOLE DI PLASTICA NEL MEDITERRANEO?
Nonostante la sua dimensione ridotta, rispetto agli oceani, spesso si tende a pensare al Mar Mediterraneo come ad un mare pulito e con problematiche più “piccole” rispetto ai grandi oceani. Invece è proprio il contrario. Nel Mar Mediterraneo si possono trovare “Isole di plastica” aventi una contrazione anche maggiore delle famose isole di plastica oceaniche. Inoltre il mediterraneo è un mare “semi-chiuso”, e questo tende a limitare la dispersione delle microplastiche in oceano. Va anche considerato che sul Mar Mediterraneo affacciano nazioni con economie molto diverse tra loro. Alcune molto sviluppate, altre molto meno, e con diversi vincoli ambientali. I tre paesi che inquinano maggiormente il Mar Mediterraneo sono Turchi, Spagna e Italia. Le principali “Isole di Plastica” presenti nel Mediterraneo le possiamo trovare a Largo delle Isole Baleari, Nel Golfo di Genova, nel Golfo di Napoli, nel Sud Adriatico e in minor misura anche altrove.
COSA SI STA FACENDO PER FERMARE LE MICROPLASTICHE?
Dal 1 Agosto 2018 l’Unione europea ha dato lo stop alla produzione e l’uso della plastica monouso. Le nuove regole di Bruxelles contro la plastica monouso, per salvare i nostri mari, dovrebbero entrare in vigore nei prossimi anni. Prevedono la sostituzione della plastica con altri materiali biodegradabili. Lo stop alla plastica monouso dell’Unione europea colpirà prodotti come cannucce, cotton fioc e altri.
ONE OCEAN FOUNDATION, IMPEGNO CONCRETO PER DIFENDERE I MARI, E DIVULGARE IL RISPETTO DEGLI OCEANI!!!
ONE OCEAN FOUNDATION è nata da pochi mesi sotto il motto “There is no Planet B”, presentata a Milano a Marzo 2018, e presieduta dalla principessa Zahra Aga Khan, con lo scopo di unire gli intenti a protezione del mare di scienziati, ONG, Yacht Club, istituzioni e cittadini, con una fortissima vocazione divulgativa, scientifica ed educativa. Le attività sono presiedute dal vicepresidente, nonchè Commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda, Riccardo Bonadeo. Oltre alle attività divulgative, ONE OCEAN FOUNDATION sta effettuando un periplo a vela per i mari italiani. Il rappresentate di questa iniziativa, il velista Mauro Pelaschier, a bordo di Crivizza, un’imbarcazione in legno. Mauro Pelaschier e One Ocean Foundation si stanno impegnando nella divulgazione della “Charta Smeralda“, un vademecum per la salvaguardia dei mari, basata sulla collaborazione anche con scienziati del campo. Questa Charta Smeralda può essere sostenuta gratuitamente da tutti, andando sul sito https://www.oneoceanforum.org/it/charta_smeralda/ e sottoscrivendolo…ovviamente impegnandosi moralmente a rispettare tutte le buone norme in essa proposte, per la salvaguardia del mare!
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