L’aspetto controverso dei prodotti a marchio “bio” spinge i consumatori alla richiesta di packaging eco-sostenibili.
È un mercato in crescita quello del biologico, con oltre 3,5 miliardi di vendite nel 2018, ovvero l’8% in più rispetto al 2017. Chi acquista prodotti “bio”, secondo i dati sul settore agroalimentare, lo fa principalmente per motivi legati alla salute, alla garanzia del marchio, alla qualità, al metodo di produzione e, una discreta percentuale, per una scelta eco-sostenibile. Secondo Nomisma, il 26% di questi consumatori motiva l’acquisto con l’impegno nella salvaguardia dell’ambiente. Ed è qui che si evidenzia l’aspetto controverso dei prodotti a marchio biologico: l’uso di imballaggi e confezioni di plastica, una delle principali fonti di inquinamento del Pianeta e oggi più che mai al centro di tematiche ambientali e politiche.
Un materiale che sembra impossibile da “debellare”, quello della plastica, soprattutto per gli innumerevoli vantaggi che offre in senso pratico e a cui siamo ormai troppo abituati. Se da un lato le nuove normative – come il bando del monouso in vigore dal 2021 negli stati membri dell’Unione Europea – spingono affannosamente qualche passo in favore del nostro Pianeta, dall’altro sembra ancora troppo complicata la questione per molti prodotti alimentari. La plastica sembra essere impareggiabile ai fini della conservazione degli alimenti, ma anche della loro commercializzazione. Le vaschette “a conchiglia” che vediamo spesso per verdure o frutta, ad esempio, si sono rivelate eccellenti non solo in termini di resistenza e di spazio, ma anche fisici, offrendo un’area ampiamente sfruttabile per la comunicazione visiva mirata. Questo ha incentivato la vendita di prodotti prima difficili da commercializzare e ha permesso il lancio di interi settori di mercato.
La plastica, purtroppo, funziona indubbiamente bene, ma la domanda dei consumatori dei prodotti a marchio biologico potrebbe iniziare ad essere fortemente influenzata da un binomio così contraddittorio. In alcuni casi la legge sta iniziando a regolamentare questo mercato, come in Francia, dove sarà imposta una sanzione sui prodotti confezionati in plastica non riciclata.
In generale, il mercato bio potrebbe essere un buon punto di partenza per una svolta nel packaging dei prodotti alimentari, che in qualsiasi caso sono responsabili di una grossa fetta di inquinamento mondiale.
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