Gli Stati Uniti hanno vissuto e stanno vivendo un’ondata di freddo storica. Questo evento si inserisce in una dinamica più ampia che coinvolge la struttura del Vortice Polare. Come si forma tale vortice e che conseguenze ha sul clima delle medie latitudini?
Durante l’autunno il repentino raffreddamento delle zone artiche innesca la formazione di un’ampia area di bassa pressione in quota, nota come vortice polare. L’aria gelida in esso contenuta è naturalmente molto densa e questo comporta una rapida diminuzione della pressione con la quota.
Questo produce la formazione di un vero e proprio vortice che ruota su sé stesso in senso antiorario confinando alle alte latitudini l’aria gelida in esso contenuta.
Ma non sempre. Talvolta per cause diverse, tale vortice si indebolisce e lascia scorrere la massa di aria gelida polare verso le medie latitudini. E’ proprio quanto è accaduto e sta accadendo in Nord America, dove le temperature hanno raggiunto e superato i -40 °C. Se le anomalie termiche sono negative in queste aree, si hanno al contrario valori di anomalia termica positiva in quasi tutta l’area del Polo Nord. Nell’immagine sottostante le aree rosse sono sopra la media stagionale, quelle blu al di sotto. In generale l’emisfero Nord rimane comunque nel complesso sopra media di mezzo grado rispetto alla media climatica 1979-2000.
Per determinare quanto è “robusto” il vortice polare si fa spesso riferimento a degli indici, uno dei quali è l’AO (Artic Oscillation), un valore che indica la differenza di pressione tra le alte e le medie latitudini. Quando l’AO è positivo allora il vortice è robusto, l’aria fredda si compatta sul Polo Nord e difficilmente raggiunge le medie latitudini. Al contrario un AO negativo è sinonimo di un vortice instabile, che può distendersi verso Sud andando ad incrementare le possibilità di freddo intenso in Europa e Nord America.
Talvolta il periodo di instabilità del vortice polare è preceduto da un anomalo riscaldamento stratosferico detto stratwarming. Si tratta di un riscaldamento che inizia quindi alle alte quote atmosferiche destabilizzando il vortice polare ma i cui effetti sono spessi trasmessi alla troposfera. Nei casi più intensi questo processo determina la suddivisione del vortice polare (split). Quest’anno, a partire da dicembre, abbiamo assistito ad un processo di stratwarming con successivo split. Tale fenomeno lentamente ha fatto risentire i suoi effetti alla troposfera e l’evento degli Stati Uniti può essere considerato una delle sue conseguenze.
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