Progetto Indicit: più della metà delle tartarughe marine ingerisce plastica

Su 1316 tartarughe marine analizzate in Europa il 58,2% aveva residui di plastica nell’apparato digerente. Il progetto europeo diffonde i primi dati della ricerca.

Si è concluso dopo due anni di ricerca il progetto Indicit – Indicator impact turtle – finanziato dalla Commissione europea e svolto lungo le aree costiere mediterranee e atlantiche. Nell’ambito del progetto mirato a valutare l’impatto della plastica sulla fauna marina sono state analizzate 1316 tartarughe marine (Caretta Caretta), di cui il 58,2% aveva ingerito plastica, perlopiù monouso. Ben 804 esemplari presentavano residui di plastica nell’apparato digerente, mentre altri 407 esemplari li presentavano nelle feci.

I risultati del progetto confermano i danni significativi dell’inquinamento nei confronti della fauna marina ed evidenziano la gravità della permanenza degli oggetti di plastica in mare che, spinti dalle correnti marine, possono percorrere enormi distanze. Non di rado sono stati trovati oggetti e residui inorganici provenienti da Paesi lontani dalla zona presa in esame, come ad esempio l’involucro di uno snack francese nello stomaco di una tartaruga spiaggiata in Italia. Innumerevoli poi tappi, cannucce, lenze, ami e frammenti di buste.

I dati confermano inoltre che più dell’80% dei rifiuti marini sono costituiti da plastica monouso, per cui è stato recentemente accordato un bando piuttosto limitato da Consiglio e Parlamento europeo in vigore dal 2021. Ma il provvedimento non basterà ad arginare questo prepotente fenomeno, c’è ancora troppo da fare sulla gestione dei rifiuti. Come documenta Legambiente, la principale causa della presenza di rifiuti sulle spiagge italiane è proprio la cattiva gestione di questi. È necessario intervenire tempestivamente sul trattamento adeguato dei rifiuti con impianti migliori e più numerosi e su una maggiore sensibilizzazione dei cittadini nei confronti di un problema troppo importante.