Uno studio pubblicato sulla rivista Food Webs conferma la presenza di numerosi animali selvatici nella zona di contaminazione nucleare di Chernobyl.
Completamente abbandonata dopo il disastro del 1986, la vasta area di contaminazione nucleare di Chernobyl nota come Cez (zona di esclusione), che si estende per circa 2.500 chilometri quadrati, si sta finalmente ripopolando di animali selvatici. Lo conferma uno studio condotto da un team guidato dal dottor James Beasley, dell’Università della Georgia. A provarlo le numerose carcasse disposte nella zona per attirare mammiferi e uccelli, di cui è stata effettivamente rilevata la presenza con l’aiuto di telecamere nascoste. Le carcasse di pesce sono state posizionate lungo i corsi d’acqua seguendo quello che sarebbe stato il loro percorso naturale, attirando una molteplicità di animali selvatici. Tra le 15 specie individuate ci sono roditori, uccelli, procioni, visoni, lupi, lontre, corvi e aquile, che hanno consumato del tutto o in parte il 98% delle carcasse nell’arco di una settimana.
Ricerche condotte in precedenza avevano rilevato tracce della presenza di fauna selvatica nella zona, ma esemplari come l’aquila dalla coda bianca, il visone americano e la lontra di fiume sono stati immortalati per la prima volta in questa operazione. L’intensa attività saprofaga registrata tra specie terrestri e semi-acquatiche conferma, come spiega Beasley, che “il movimento delle risorse nutrizionali tra ecosistemi acquatici e terrestri avviene più frequentemente di quanto spesso riconosciuto”.
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