Come si spiegano le ondate di gelo in un clima che ogni anno diventa sempre più caldo? Ha ragione il presidente degli Stati Uniti ad invocare ad ogni ondata di freddo polare il “caro” riscaldamento globale? La risposta è, ovviamente, più complessa di quello che i tweet di Trump fanno intendere…
L’ondata di gelo verificatasi nella regione del Midwest e dei Grandi Laghi a cavallo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio ha causato oltre 20 vittime e danni oltre 1 miliardo di dollari. La colonnina di mercurio è scesa sotto i -30°C in molte regioni poste al confine col Canada mentre più a sud si sono raggiunte temperature record di -20°C in località poste alla stessa latitudine del Sud Italia. La figura sottostante mostra proprio le temperature raggiunte all’apice di questa ondata di gelo, lo scorso 30 gennaio.
Per quanto fortemente anomale, tuttavia, ondate di gelo come questa vanno inquadrate nel contesto globale in cui si sviluppano. Ad esempio già dalla figura precedente è possibile verificare come nel sud-ovest degli Stati Uniti le temperature fossero, durante lo stesso periodo, estremamente più alte, con massimi localmente fino a 30°C. Un esempio che suggerisce come ondate di aria fredda possano spesso verificarsi insieme ad ondate di aria calda in altre regioni: due caratteristiche che si “cancellano” a vicenda quando si guarda al bilancio complessivo di un intero continente o persino dell’intero globo terrestre.
Ecco perché occorre sempre essere cauti quando si descrive una situazione che, per quanto anomala, è comunque locale e non rappresentativa dell’intera media terrestre. Dato che ondate di freddo e ondate di caldo si verificano costantemente la domanda che è interessante porre è se il rapporto tra queste due, che in un clima stabile dovrebbe essere costante, cambia ed in che modo. Per capirlo abbiamo raccolto i record di caldo e freddo misurati per le temperature massime e minime giornaliere nel mese di gennaio e nei 12 mesi precedenti.
Osservando la tabella sovrastante si capisce come i 17 record ‘freddi’ di gennaio siano legati esclusivamente all’ondata di gelo negli stati uniti. Nello stesso periodo sono stati 138 i record di caldo misurati solo nelle medie latitudini e 269 quelli misurati globalmente. Il confronto si fa persino più impietoso se si considera l’intero periodo di 12 mesi da febbraio 2018 a gennaio 2019 per il quale, globalmente, le ondate di caldo battono quelle di freddo 8 ad 1.
Estendendo l’analisi ad un periodo più lungo, dal 1998 ai giorni nostri, è possibile verificare come i record di caldo abbiano interessato, in media negli ultimi 20 anni, un’area di circa il 7%, mentre i record di freddo un risicato 0.3%. Addirittura nel 2017 non ci sono stati alcuni luoghi dove siano stati misurati record di freddo stando a questo dataset.
Qual è quindi la conclusione?
In un pianeta che diventa sempre più caldo record di freddo sono comunque possibili. Quello che cambia è invece il rapporto tra record di caldo e record di freddo: considerando aree sempre più estese e periodi sempre più lunghi, tale rapporto aumenta a discapito delle ondate di freddo, come mostrato nell’ultima immagine. Non c’è quindi niente di inusuale in una temperatura minima record misurata in una qualsiasi stazione del globo nello stesso periodo in cui la temperatura globale media sta salendo. In altre parole, nonostante record di caldo siano diventati sempre più frequenti, record di freddo continueranno ad essere misurati, persino in inverno, che di certo non scomparirà…
Località | T°C |
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Località | T°C |
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