Crescono le monocolture di vigneti nella terra del Prosecco, dove i dati sull’utilizzo di pesticidi sono allarmanti. La denuncia arriva alla Camera con 6.700 firme.
Con 12 kg di per ettaro a fronte di una media nazionale di 5 kg, il Veneto ha il primato in Italia per l’uso di pesticidi. Lo ha reso noto il referente di Navdanya International Manlio Masucci durante la conferenza “ColtiviAMO futuro”, svolta presso la Camera dei Deputati in questi giorni. Secondo i dati Istat la superficie destinata alla coltivazione delle vigne nella patria del prosecco è in costante crescita, passando da 27.846 ettari nel 2010 a 40.229 ettari nel 2018. L’espansione di queste aree costituisce un serio rischio per la salute dei cittadini e del territorio a causa di pratiche agricole fortemente impattanti e un utilizzo spropositato di pesticidi. “Solo per PM, biossido di azoto e ozono si calcolano almeno 80.000 morti solo in Italia”, ha affermato Patrizia Gentilini dell’Associazione dei medici per l’ambiente durante la conferenza. “Questi prodotti chimici, inclusi i pesticidi, sono cancerogeni e in particolare dannosi per i bambini, fin dalla gravidanza. Causano malformazioni, predisposizione al diabete e disturbi neurodegenerativi”.
Il significativo aumento delle monocolture di vigneti ha scatenato polemiche e preoccupazione, mobilitando molti cittadini a riunirsi in comitato per porre l’attenzione sul preoccupante impatto di queste attività sulla salute e sull’ambiente. “Abbiamo purtroppo rilevato che la tutela di questi beni e diritti non sta a cuore né alle amministrazioni locali né alla Regione”, ha dichiarato la portavoce Andrea Lovisetto. “Sono anni che si posticipa l’attuazione dei regolamenti europei in materia di conservazione ed è protagonista una cospicua serie di infrazioni in questo senso. Inoltre si continuano ad erogare incentivi altissimi al business dei vigneti”.
Il massiccio uso di pesticidi, insieme alla monocoltura destinata al prosecco e agli Pfas, che contaminano le acque del Veneto, sono solo alcune delle questioni complesse che interessano la regione. Sono 6.700 le firme raccolte dalle associazioni aderenti al Coordinamento ColtiviAMO futuro in nome del diritto alla salute. “Vogliamo che la monocoltura sia considerata consumo del suolo, che vengano introdotti indici di salubrità del suolo, norme ambientali che vincolino l’attuazione del Piano d’azione nazionale a livello locale e che il Ministero della salute non conceda deroghe per l’uso di sostanze dichiaratamente cancerogene”, ha affermato Andrea Lovisetto di ColtiviAMO futuro.
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