Puglia e Basilicata, quantità enormi di rifiuti radiotossici

Scorie e radiazioni delle due regioni superano di centinaia di metri cubi le zone con centrali atomiche.

Malgrado l’assenza di una centrale nucleare sul proprio territorio, Puglia e Basilicata messe insieme hanno centinaia di metri cubi di materiali radiotossici in più delle regioni che ne hanno una. È quanto afferma l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN) con la pubblicazione indipendente dell’ inventario nazionale dei rifiuti radioattivi. Nonostante le richieste avanzate da Euratom e Iaea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, è la prima volta che in Italia viene prodotto un dossier scientifico da un ente indipendente sul proprio patrimonio radiotossico.

Secondo i dati diffusi dall’Isin, in Puglia ci sono circa 1.007 metri cubi di rifiuti radioattivi, la cui attività complessiva è pari a 37 miliardi di Becquerel. Numero che, senza la bonifica coordinata dal Commissario Vera Corbelli con la Società Gestione Impianti Nucleari (Sogin) per rimuovere i fusti più attivi dal deposito della ex Cemerad di Statte, in provincia di Taranto, sarebbe stato molto più elevato. I valori salgono in maniera allarmante se si parla della vicina Basilicata, dove il volume di rifiuti radioattivi è pari a 3.250 metri cubi, cioè più del triplo. E la mole di radiazioni è enorme: 267.007 miliardi di Becquerel, a cui si sommano le 64 barre di uranio/torio importate dagli Usa, che da sole hanno un’attività pari a 1.562 migliaia di miliardi di Becquerel. Si tratta di cifre esorbitanti, se si pensa che in Campania sono 366 e nel Lazio 989,2.

I piani governativi prevedono da tempo lo stoccaggio in un’unica area di queste grosse quantità di rifiuti radiotossici, ma non è ancora chiaro a quale regione toccherà la sorte di deposito nazionale di materiali attivi.