Nuova emergenza in Mozambico: 38 vittime e migliaia di sfollati per il ciclone Kenneth

Dopo il devastante ciclone Idai, è di nuovo emergenza nel nord del Mozambico e nelle Comore.

Il ciclone Kenneth che ha colpito in questi giorni il Mozambico è stato il più violento mai registrato nel nord del paese, classificato di livello 4 su 5. Le raffiche di vento hanno raggiunto i 180 km/h e le piogge incessanti i 300-500 mm, superando di 8 volte la media stagionale. Interi villaggi sono stati distrutti nell’Arcipelago delle Quirimbas e migliaia di persone sono rimaste senza corrente né acqua potabile. Secondo i dati governativi le aree a nord del paese sono le più colpite, interessando almeno 16.776 persone, tra cui si contano 38 vittime. Nelle poverissime isole Comore si contano almeno 3.500 abitazioni distrutte interamente o in parte, con numerosi danni alle infrastrutture, strade chiuse e un ponte crollato. Nell’isola di Ibo il 95% della popolazione è rimasta senza casa, con enormi danni anche alle scuole e all’ospedale locale, che non è in grado di garantire assistenza a chi ne ha bisogno. Devastata anche l’isola di Matemo, dove le scuole sono state rase al suolo e danni importanti hanno interessato tutto il territorio.

L’allerta resta alta su tutta la zona costiera, dove le piogge incessanti da giorni (e che si prevede durino fino al 2 maggio) aumentano il rischio di inondazioni e mettono in serie difficoltà la popolazione colpita. Un nuovo appello è stato lanciato dal segretario generale dell’Onu António Guterres alla comunità internazionale, chiedendo di stanziare risorse indispensabili per far fronte ai cicloni Idai e Kenneth che hanno messo in ginocchio il Mozambico e altri paesi africani a distanza di poco tempo. Soltanto 6  settimane fa il ciclone Idai aveva devastato Mozambico, Malawi e Zimbabwe, con oltre 600 vittime registrate.

“Le dimensioni di questo disastro peggiorano di minuto in minuto  e siamo fortemente preoccupati per le famiglie ancora a rischio, mentre le piogge continuano incessantemente”, ha affermato Tania Miorin, coordinatrice del Programma Ibo dell’istituto Oikos. Le esigenze più urgenti, sottolinea Miorin, sono soprattutto garantire igiene, acqua potabile e sistemazioni di fortuna per coloro che hanno perso tutto. L’Onu e le istituzioni impegnate sottolineano l’urgenza di aiuti umanitari per questi paesi fortemente sottofinanziati, che potrebbero trovarsi in condizioni ancora più disperate con il rischio di ulteriori disastri.

Articolo di Erika del 30 Aprile 2019 alle ore 18:18

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