I paradisi del mondo destinati a scomparire: le isole nel Pacifico stanno “affogando”

Come le Salomone, molte isole stanno perdendo terreno per effetto del cambiamento climatico, mentre alcune sono già sommerse. L’appello di Guterres  sottolinea che l’azione in favore di questi popoli è in realtà necessaria per il mondo intero.

Con acque cristalline e distese di sabbia bianca, le Isole Salomone sono tra le zone più remote  e paradisiache dell’Oceano Pacifico. E come molti altri stati insulari situati in mezzo all’oceano, sono in prima linea sul fronte dell’emergenza climatica globale. Come conferma uno studio di un team di scienziati australiani, sono 5 gli atolli sommersi nelle Salomone, a prova del fatto che il cambiamento climatico “non è soltanto una possibilità” – afferma il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres.

Queste isole stanno letteralmente affogando a ritmi mai visti prima. Soltanto negli ultimi 20 anni, hanno visto un aumento del livello del mare di oltre 15 centimetri. Non sembra molto, ma quei pochi centimetri sono bastati a sottrarre a molti atolli massa critica di terreno e a sommergerne completamente altri. “Queste sono isole permanenti che sono state su queste piattaforme di scogliera da centinaia di anni almeno”, afferma l’ecologista marino Simon Albert, “è davvero strabiliante”.

Per queste isole e le persone che ci abitano e le chiamano casa, il cambiamento climatico non è una nozione astratta. Oltre ad assistere all’innalzamento del mare nel corso degli anni, sono sempre più in balìa di eventi meteorologici estremi. Delle 33 isole studiate da Albert, sottolinea, un terzo è parzialmente affondato o scomparso del tutto.

L’aumento del livello del mare si verifica sia a causa dei cambiamenti climatici che degli alisei che spingono l’acqua in questa parte del Pacifico, dove gli effetti sono 4 volte superiori rispetto alla media globale. E’ una vera minaccia esistenziale per questi  piccoli arcipelaghi, come segnala Guterres in merito alla sua visita in questi stati insulari. “Da nessun’altra parte ho visto gli strazianti effetti del cambiamento climatico in maniera più cruda che a Tuvalu, una remota nazione di atolli corallini dove il punto più alto si trova a meno di 5 metri sul livello del mare”, afferma. E il dato più sconcertante è che nonostante queste comunità non abbiano quasi per nulla contribuito al cambiamento climatico, si ritrovano a lottare per le loro case e il loro territorio.

In vista del summit sul clima convocato a New York a settembre, Guterres ha fatto appello ai governi mondiali affinché i discorsi in merito all’emergenza climatica diventino azioni concrete, attuando piani per trasformare energia, mobilità, industria e agricoltura in favore dell’ambiente. E come suggerisce il grido di protesta “save Tuvalu, save the world”, impegnarsi in materia climatica non asseconda una richiesta di generosità, ma un’azione necessaria per il bene del mondo intero.