Nel 2100 potrebbero non nascere più maschi di tartarughe marine

Anche in uno scenario a basse emissioni, più del 99% delle caretta caretta potrebbe nascere di sesso femminile.



Uno studio realizzato da un team di ricercatori dell’Università di Exeter afferma che entro il 2100 la popolazione di tartarughe marine comuni – caretta caretta – potrebbe essere composto quasi esclusivamente da femmine. Anche in uno scenario a basse emissioni, il 99,86% dei neonati di Capo Verde potrebbe essere femminile, lasciando pochissima speranza alla popolazione maschile di andare avanti a causa del cambiamento climatico.

Capo Verde è uno dei più grandi siti di nidificazione di tartarughe marine del mondo, con circa il 15% di nidificazione globale. Il sesso delle tartarughe è determinato dalle temperature alle quali sono incubate e ciò rende il riscaldamento globale una grave minaccia per la loro esistenza, poiché le temperature più calde favoriscono la nascita delle femmine.

Attualmente l’84% circa dei piccoli che nascono a Capo Verde sono femmine, una percentuale già predominante che rischia di aumentare drasticamente con il progredire incessante delle emissioni di gas serra. Secondo lo studio, se le emissioni continuano sul trend attuale, il caldo eccessivo per la specie potrebbe uccidere i piccoli prima che si schiudano.

Gli esperti hanno preso in esame i dati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) su tre standard di aumento di temperatura possibili nel 2100: basso (1,8 ° C), medio (2,8 ° C) e alto (3,4 ° C). I risultati evidenziano che in tutti e tre gli scenari dei cambiamenti climatici l’esito per la popolazione di caretta caretta sarebbe negativo, con un’impossibilità di nascita maschile negli scenari di medio e grande aumento.

Secondo i ricercatori, l’ipotesi di adattamento della specie è fortemente legata alla velocità dei cambiamenti, che potrebbero non consentirne un’evoluzione tempestiva e, di conseguenza, portarle all’estinzione. I dati rilevati negli ultimi anni su queste tartarughe – come per quelle esaminate nella Grande Barriera Corallina australiana l’anno scorso, di cui l’85% degli adulti era composto da femmine – lasciano pensare che la completa “femminilizzazione” della specie sia un’ipotesi molto probabile per il futuro.

Articolo di Erika del 14 Luglio 2019 alle ore 17:04

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