Come quella del ferro, anche l’era della plastica sarà scritta nella storia

La crescita inarrestabile della contaminazione da plastica è perfettamente documentata nei sedimenti terrestri, rendendo questo materiale un vero e proprio reperto fossile.

Dopo l’età della pietra, del bronzo e del ferro,  il periodo storico che viviamo attualmente potrebbe entrare nei libri di storia come “età della plastica”. La contaminazione ambientale dovuta a questo prodotto ha subito una crescita esponenziale a partire dal 1945, depositandosi nei sedimenti terreni e diventando in tutto e per tutto reperti fossili. Potrebbe essere segnato così, spiegano gli esperti, l’inizio dell’Antropocene, l’epoca geologica che comunemente associamo al boom dell’attività antropica verso il dominio del pianeta.

L’aumento dell’inquinamento da microplastiche è documentato dal fondo degli oceani, le cui analisi annuali testimoniano quanto la produzione di plastica sia stata inarrestabile e in continua crescita negli ultimi 70 anni. Lo studio, pubblicato su Science Advances, riporta che le particelle di plastica nei sedimenti sono raddoppiate ogni 15 anni circa, arrivando nel 2010 a 40 particelle ogni 10 cm quadrati di superficie del fondo oceanico. A lasciare la firma nei registri sedimentari soprattutto fibre di tessuti sintetici, che scorrono liberamente negli oceani attraverso le acque reflue. Uno studio del 2016 ha mostrato che un singolo lavaggio in lavatrice può rilasciare fino a 700.000 fibre di microplastica.  

Milioni di tonnellate di plastica vengono introdotte nell’ambiente ogni anno e si suddividono in fibre e frammenti che non si biodegradano, diffondendosi in ogni angolo del pianeta, dalle montagne, agli oceani e addirittura in Antartide. Il nostro legame con la plastica resta nei nostri archivi fossili, spiega Jennifer Brandon dell’Università di San Diego, coordinatrice della ricerca. “È spaventoso che questo sia ciò per cui le nostre generazioni saranno ricordate”.