Scomparso dal cielo poco dopo il suo avvistamento, l’asteroide 2006 QV89 ha lasciato molte incertezze su una possibile rotta di collisione con la Terra.
L’asteroide 2006 QV89 era scomparso dal raggio dei telescopi per 13 anni, innescando molte preoccupazioni tra gli scienziati su un possibile impatto con la Terra. Secondo i calcoli delle orbite da parte dei software sul rischio di impatto, la roccia spaziale, dal diametro di 27 metri, avrebbe potuto colpire il 9 settembre 2019, anche se con un grosso margine di insicurezza. La sua improvvisa scomparsa dopo soli 10 giorni dall’avvistamento nel 2006 ha impedito una previsione attendibile, poiché la zona di ricerca era troppo ampia.
Il rischio di impatto è stato escluso grazie alle osservazioni del 4 e il 5 luglio degli esperti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), che pur non conoscendo l’esatta traiettoria, avevano individuato una possibile rotta di collisione con la Terra. Dall’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso) in Cile è stato possibile escludere la presenza dell’asteroide nell’area di rischio, rilevata poi ad agosto – spiega Luca Conversi del Neo Coordination Centre dell’Esa – su una traiettoria sicura.
Come previsto dagli esperti nelle ultime ore, il passaggio dell’asteroide è avvenuto venerdì alle 5:54 ora italiana, ad una distanza di quasi 7 milioni di chilometri dal nostro pianeta, ovvero oltre 18 volte la distanza Terra-Luna. Il “saluto” è avvenuto in totale sicurezza, alla velocità di 9,4 chilometri al secondo.
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