Vulcani: perché alcune eruzioni sono più esplosive di altre

La rapida cristallizzazione del magma tra le cause di un’eruzione distruttiva.

La forma più comune di eruzione vulcanica è di tipo subaereo e coinvolge un’attività magmatica relativamente mansueta. Occasionalmente, però, l’eruzione può essere altamente esplosiva e distruttiva, dove magma e materiale piroclastico fuoriescono con molta più violenza. Questo tipo di eruzione è detta pliniana, in nome di Plinio il Giovane, scrittore dell’antica Roma, che descrisse la drammatica eruzione del Vesuvio nel 79 d.C..

Le cause che determinano l’intensità e la modalità con cui si verifica un’eruzione vulcanica è ancora oggetto di studio. Una recente ricerca pubblicata su Nature Geoscience evidenzia una nuova teoria su questa discrepanza, che vede la rapida cristallizzazione del magma come una delle cause principali. Secondo il team guidato da Fabio Arzilli, dell’Università di Manchester, quando il magma viene espulso rapidamente dal vulcano subisce un rapido raffreddamento, causando la formazione di cristalli. Ciò induce ad una maggiore viscosità del magma e di conseguenza alla sua frammentazione, che a sua volta genera un’eruzione altamente esplosiva.

L’osservazione di campioni naturali di eruzioni basaltiche esplosive insieme alla combinazione di modellistica numerica ed esperimenti hanno condotto il team alla scoperta di questo processo, che sembrerebbe possibile per qualsiasi vulcano. “Abbiamo scoperto che, in determinate condizioni coerenti con eruzioni altamente esplosive, la cristallizzazione può avvenire entro un paio di minuti durante l’ascesa del magma”, afferma Arzilli.

Studi precedenti avevano indotto i vulcanologi a pensare che la cristallizzazione del magma si verificasse troppo lentamente per essere responsabile di violente eruzioni. I nuovi risultati suggeriscono “che tutti i sistemi basaltici sulla Terra hanno il potenziale per produrre potenti eruzioni esplosive”. Ciò ha importanti implicazioni per il pericolo vulcanico non solo a livello regionale, spiega Arzilli, ma a livello globale.