Uno studio conferma l’affidabilità dei modelli climatici proiettati negli ultimi 50 anni.
Già nel 1970 gli scienziati del clima avevano un quadro chiaro e una solida conoscenza del sistema climatico terrestre per riuscire a prevedere ciò che sta accadendo al pianeta oggi. Secondo uno nuovo studio, pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters, finora i modelli climatici hanno anticipato con precisione i cambiamenti dovuti al riscaldamento globale degli ultimi 50 anni, il che ci da modo di pensare che anche le previsione future possano essere piuttosto affidabili.
Analizzando 17 modelli dal 1970 ad oggi, i ricercatori hanno scoperto che anche i più vecchi hanno previsto in maniera impeccabile ciò che sarebbe successo a livello climatico sulla Terra. Va precisato che le variazioni di temperatura previste erano coerenti con il tasso di riscaldamento globale osservato in 10 dei 17 modelli, ma ciò non annulla l’affidabilità delle previsioni, in quanto tali incoerenze, secondo i ricercatori, si devono alla variazione del “forzante radiativo” in alcuni modelli rispetto a quanto accaduto nella realtà. La valutazione di questo fattore, che consiste nello squilibrio energetico globale causato dall’aumento dell’effetto serra e da altri componenti, rivela il grado di accuratezza dei modelli climatici. Come risultato, “il tasso di riscaldamento che stiamo vivendo oggi è praticamente quello che i modelli climatici del passato hanno previsto“, ha affermato Zeke Hausfather, autore dello studio.
Secondo le proiezioni dei modelli climatici moderni, se i paesi si manterranno sui trend attuali di emissioni, il mondo ha ottime opportunità di raggiungere i 3°C di riscaldamento entro il 2100, una condizione che secondo l’IPCC e la comunità scientifica si rivelerebbe catastrofica. Sulla base di numerosi studi a sostegno di un’azione politica necessaria e immediata, si ritiene che al prossimo vertice delle Nazioni Unite sul clima, che si terrà a Glasgow nel 2020, le nazioni potrebbero – e dovrebbero – rivedere gli impegni presi con l’Accordo di Parigi del 2015, potenziando le riduzioni delle emissioni previste, al fine di ridurre il rischio di raggiungere il punto di non ritorno.
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