Emergenza coronavirus: un’occasione d’oro per agire sul clima

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La necessità di una ripresa economica immediata potrebbe generare un nuovo picco delle concentrazioni atmosferiche nocive, con effetti drammatici sul quadro climatico già allarmante. Ma il lockdown nelle realtà industriali sta offrendo la possibilità di invertire la rotta.

Il rallentamento delle emissioni inquinanti nei paesi coinvolti dall’emergenza coronavirus è ormai reso noto dalle immagini satellitari diffuse di recente, da cui è difficile ignorare quanto sia lampante la differenza per l’ambiente nel contesto del lockdown quasi totale, in un lasso di tempo così breve. Mentre l’emergenza sanitaria ha concesso indirettamente una boccata d’aria al pianeta, però, la necessità della ripresa economica immediata per fronteggiare la crisi nei paesi interessati rischia di accelerare le attività industriali ed economiche in generale, determinando un nuovo picco di emissioni in atmosfera. Nel quadro generale del cambiamento climatico, inoltre, le restrizioni legate a gran parte delle attività inquinanti non basteranno a determinare un impatto positivo, al contrario, gli effetti potrebbero essere ancora più drammatici.

Sebbene la fine dell’emergenza sanitaria sia ancora lontana, risulta imminente la necessità di impostare un nuovo modello di sviluppo economico sostenibile, ancora di più nell’ambito di uno stop delle industrie. La spinta dell’economia per fronteggiare la crisi da coronavirus deve ripartire con criteri compatibili con il clima, come sottolinea la Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “Si deve dunque impedire che i gravi impatti dell’attuale pandemia inneschino danni ancora più ingenti e con impatti ancora più imprevedibili causati da una ripresa economica whatever it takes e dalla conseguente crescita incontrollata delle emissioni”.

L’impatto ambientale delle crisi economiche del passato insegna che perseverare nelle scelte anti-sostenibili determina inevitabilmente un consistente rimbalzo degli effetti nocivi sul pianeta. Nel 2009, la crisi economica generò un calo delle emissioni globali di Co2 di 460 milioni di tonnellate in un anno, ricorda Enrica de Cian dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Soltanto un anno dopo, l’aumento di Co2 è più che raddoppiato, arrivando a segnare un miliardo di tonnellate in più. Per uscire dalla crisi, la Cina investì 220 miliardi di dollari in green economy, gli Usa 100, l’Europa 24. Con gli strumenti disponibili oggi, le possibilità di favorire l’economia sostenibile sono ancora di più, innanzitutto tagliando i 400 miliardi di dollari annui destinati ai combustibili fossili. La crisi che sta coinvolgendo gran parte del mondo sta offrendo in realtà una preziosa occasione per invertire la rotta, ma non sarà lo stesso una volta che le consuete attività e il relativo impatto ambientale saranno tornati a regime.

Articolo di Erika del 31 Marzo 2020 alle ore 12:25

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