Plastica: come sarà la situazione nel 2040?

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Uno studio mostra gli scenari possibili in relazione all’inquinamento globale da plastica.

L’inquinamento da plastica e i rifiuti marini sono tra le questioni più allarmanti e ricorrenti della nostra vita quotidiana. Ma a differenza di altre sfide globali, come il cambiamento climatico o l’esaurimento dello strato di ozono, sulle quali si sono sviluppate numerose aree di ricerca mature, sappiamo veramente poco di come vengono generati, gestiti e smaltiti i rifiuti di plastica, soprattutto quando parliamo di paesi a basso e medio reddito.

Una nuova ricerca pubblicata su Science ha cercato di individuare e tracciare l’entità attuale del problema della plastica sul suolo e nell’ambiente marino, per capire come potrebbe diventare in futuro. Il team dell’Università di Leeds ha scoperto che, a meno che il mondo intero non agisca adesso, la plastica rilasciata nell’ambiente potrebbe arrivare a raddoppiare entro il 2040, con oltre 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti plastici riversati sul suolo e nei corpi idrici.

Per identificare il problema e trasformarlo in dati numerici, i ricercatori hanno sviluppato un modello chiamato Plastic-to-Ocean (P₂O), che combina anni di conoscenze sui flussi globali di plastica e confronta l’attuale produzione, uso e gestione, con la previsione futura. Orientativamente, nel mondo vengono raccolti i rifiuti di plastica di 5,5 miliardi di persone, mentre i restanti 2 miliardi non smaltiscono correttamente questi rifiuti, i quali molto spesso vengono bruciati come metodo di smaltimento gratuito e veloce. Il modello P₂O suggerisce che entro i prossimi 20 anni verranno bruciati oltre 2,2 miliardi di tonnellate di plastica, molto più della media attuale (850 milioni di tonnellate sul suolo e 340 milioni di tonnellate tra fiumi e mari).

Una volta rintracciata la provenienza degli oggetti di plastica che diventano rifiuti attraverso la catena di approvvigionamento, il team ha esplorato le soluzioni possibili per ridurre efficacemente l’inquinamento marino da plastica. Dei nove tipi di interventi testati, soltanto uno si è rivelato efficace, cioè la fornitura di un servizio ai 2 miliardi di persone che attualmente non smaltiscono correttamente i rifiuti. Ma nessuna soluzione è risultata efficace da sola, ogni intervento – aumento della copertura della raccolta, riduzione della domanda di plastica monouso, miglioramento del business case per il riciclaggio meccanico – avrebbe successo solo attraverso un approccio integrato.

Anche nello scenario migliore, però, dove i governi adotterebbero un’azione simultanea e immediata, i rifiuti di plastica rilasciati nell’ambiente nel 2040 ammonterebbero comunque a 710 milioni di tonnellate, secondo lo studio. Sarebbe una quantità sconcertante, ma in realtà significherebbe una riduzione dell’80% dell’inquinamento da plastica rispetto a quanto previsto senza alcun intervento nei prossimi 2 decenni.

La ricerca ha stimato inoltre il contributo di 11 milioni di lavoratori nella raccolta dei rifiuti nei paesi a basso e medio reddito, che potrebbe consentire il riciclo del 58% di plastica in tutto il mondo, più di quanto garantiscono i servizi di raccolta formale in tutti i paesi ad alto reddito messi insieme. Senza questo sistema di raccolta, la quantità di plastica che entrerebbe negli oceani sarebbe notevolmente maggiore.

Gli articoli in plastica sono fortemente presenti in tutto il mondo in decine di migliaia di forme, dimensioni, tipi di polimeri e combinazioni di additivi. Anche l’approccio culturale nei confronti di questo materiale e della sua gestione cambia considerevolmente e questo rende la modellizzazione del problema una grande sfida. I ricercatori sperano che questi nuovi dati smuovano la coscienza globale e un’azione preventiva nella gestione del problema, che potrebbe essere contenuto sostanzialmente nel tempo di una generazione.

Articolo di Erika del 27 Luglio 2020 alle ore 18:07

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