Nel permafrost dell’Artico miliardi di tonnellate di metano sono pronte a “esplodere”

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In alcune aree, gli scienziati hanno registrato picchi di metano fino a 10 volte superiori alla media.

Un fenomeno particolarmente minaccioso si nasconde nel permafrost e nei fondali marini dell’Artico, dove vere e proprie bolle di metano sono intrappolate dal ghiaccio. Lo scioglimento delle calotte polari come conseguenza del riscaldamento globale potrebbe causare una fuoriuscita di miliardi di tonnellate di questo pericoloso gas, che rispetto all’anidride carbonica ha un effetto serra 25 volte più potente.

Gli scienziati dell’Università di Stoccolma e dell’Università di Leeds hanno individuato alcune anomalie nelle emissioni di metano nella regione artica, che suggeriscono un potenziale rilascio significativo del gas nell’atmosfera. Con uno scioglimento dei ghiacci sempre più rapido, l’ipotesi di una sorta di “esplosione” di metano nell’area avrebbe un impatto particolarmente negativo sulle temperature medie globali, contribuendo ulteriormente all’effetto serra.

Il team coordinato da Brett F. Thornton, del Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università di Stoccolma, ha condotto una missione di ricerca durata due mesi nei mari tra la Siberia e l’Alaska, effettuando accurate misurazioni della contaminazione da metano nell’area. Ne è risultato che in alcuni punti i picchi di metano erano fino a 10 volte superiori alla media, confermando quanto osservato da altre ricerche negli ultimi anni riguardo delle vere e proprie bolle di gas che si liberano in atmosfera a causa delle temperature sempre più elevate.

Il metano viene rilasciato principalmente da resti animali e vegetali in decomposizione, intrappolati da millenni nel ghiaccio, e in parte da processi geologici. Il carbonio che potrebbe liberarsi dal ghiaccio in scioglimento nei prossimi decenni, secondo alcuni ricercatori, sarebbe pari a oltre 1500 miliardi di tonnellate tra anidride carbonica e metano. Attualmente, i picchi di metano nell’Artico risultano legati ad alcune aree isolate, ma con il trend di riscaldamento che stiamo registrando, nel giro di pochi decenni potrebbero effettivamente tramutarsi in una minaccia globale.

Articolo di Erika del 20 Agosto 2020 alle ore 13:23

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