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Il passaggio dell’uragano Hanna ha interrotto la formazione stagnante dell’area ipossica, dando un po’ di tregua alla vita marina. Con i cicloni tropicali Marco e Laura, la zona morta potrebbe ridursi ulteriormente, ribaltando le previsioni di un’estensione senza precedenti.
Quella che il NOAA prevedeva come la più grande zona morta di sempre nel Golfo del Messico quest’anno risulta ridotta per effetto del passaggio dell’uragano Hanna, che il 25 luglio ha attraversato il Texas come uragano di categoria 1. Secondo i ricercatori, l’uragano ha “smosso” le acque a basso contenuto di ossigeno, interrompendo la formazione stagnante della zona morta che ogni estate si forma nel Golfo. I cicloni tropicali Laura e Marco, che in questi giorni stanno tormentando la regione, probabilmente contribuiranno ad un’ulteriore riduzione del fenomeno.
Con venti forti e piogge dannose, gli uragani possono creare il caos nelle aree dove colpiscono, causando estese inondazioni lungo le regioni costiere. Ma per buona parte della vita marina nel Golfo del Messico, il loro passaggio può significare un po’ di tregua dallo stress e il pericolo che deriva dalla formazione dell’area ipossica – a scarso o assente contenuto di ossigeno – che si sviluppa a causa dell’eccesso di nutrienti immessi dagli scarichi nel fiume Mississippi.
L’eccesso di nutrienti, insieme all’acqua calda e alla luce solare, stimola la produzione di alghe, che alla fine del loro ciclo vitale assorbono l’ossigeno presente, rendendo le acque inospitali per gran parte della vita marina locale. Non tutte le specie sono infatti in grado di sopravvivere, se non quelle in grado di sfuggire alla carenza di ossigeno spostandosi, fin quando l’arrivo dell’autunno e di un clima più fresco non ripristinano le condizioni normali nell’area.
Negli ultimi 5 anni, l’estensione della zona morta è stata in media di 14.000 km quadrati, quasi 3 volte superiore rispetto agli obiettivi sull’ipossia nell’area tra il bacino del Mississippi e il Golfo, che mirano a ridurre l’estensione fino a 5.000 km quadrati. Quest’anno si prevedeva un’estensione fino a 17.000 km quadrati, la più grande mai registrata, ma il passaggio delle tempeste tropicali ha ridotto la zona a 5.480 km quadrati, molto più piccola quindi rispetto alla media degli ultimi anni.
Da zona morta più grande mai registrata, quella del 2020 si è invece classificata come la terza più piccola in 34 anni. Gli scienziati però puntualizzano: poiché il deflusso di nutrienti nel bacino del Mississippi rimane elevato, le scarse dimensioni della zona morta quest’anno sono da attribuire alle condizioni meteorologiche e non alla riduzione delle sostanze derivanti dall’attività umana immesse nel Golfo.
“Il passaggio dell’uragano Hanna attraverso il Golfo centrale ha generato onde tra 1,5 e 2,5 metri circa e mescolato la colonna d’acqua fino a 15-20 metri circa”, ha spiegato Nancy Rabalais della Louisiana State University, scienziata a capo degli sforzi di monitoraggio della zona morta del Golfo del Messico. “I venti costanti da sud hanno generato condizioni favorevoli di downwelling e il restante basso contenuto di ossigeno era più lontano dalla costa, in acque più profonde del normale”. La temperatura uniforme verticalmente, la salinità e i dati sull’ossigeno disciolto sull’ampia area mappata, sottolinea poi Rabalais, non sono la norma per una raccolta dati sull’ipossia nel periodo di luglio.
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