I terremoti nell’Appennino sono collegati alle emissioni di Co2. Ecco perché

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Il rilascio di Co2 profonda è strettamente legato all’attività sismica, anche in aree sismiche dove non sono presenti vulcani attivi.

Gli eventi sismici che coinvolgono l’Appennino sono collegati ad un rilascio di tonnellate di Co2 nelle falde acquifere, secondo un nuovo studio condotto dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e dall’Università di Perugia. Tutti i terremoti esaminati nel periodo 2007-2019, secondo la ricerca, si sono verificati in concomitanza con picchi significativi di Co2 trasportata dalle grandi sorgenti nell’Appennino.

Si tratta del “flusso di Co2 profonda”, spiega il coordinatore dello studio Giovanni Chiodini, le cui emissioni corrispondono all’attività sismica registrata, che “diminuiscono man mano che diminuisce l’energia sismica e il numero di terremoti”. È la prima volta che viene condotta un’analisi del genere sui dati raccolti dal 2009 al 2018, sottolinea, effettuata attraverso il campionamento di sorgenti ad alta portata situate nelle aree epicentrali dei terremoti verificatisi in Italia centrale.

Le analisi hanno permesso di quantificare l’entità della Co2 profonda, ovvero trasportata dalle falde acquifere. Principalmente, questa Co2 di origine naturale viene rilasciata nel sottosuolo dai vulcani, ma queste emissioni sono presenti anche in aree sismiche non associate a vulcani attivi. L’area dell’Appennino è particolarmente legata a questo fenomeno poiché caratterizzata da tettonica di tipo estensionale.

Sebbene restino da chiarire le relazioni temporali tra gli eventi sismici e il rilascio di Co2, evidenzia Chiodini, lo studio si affaccia sulla teoria che “l’evoluzione della sismicità nella zona appenninica sia modulata dalla risalita di CO2 accumulata in serbatoi crostali e derivata dalla fusione di porzioni di placca che si immergono nel mantello”. La continua produzione di Co2 profonda su larga scala favorirebbe la formazione di serbatoi sovrappressurizzati: la depressurizzazione di questi e il conseguente rilascio di fluidi sarebbero responsabili dell’attivazione delle faglie e quindi dei terremoti.

È interessante notare, sottolinea Chiodini, come la quantità di Co2 legata ai sismi nell’Appennino sia dello stesso ordine di quella emessa durante le eruzioni vulcaniche (circa 1,8 milioni di tonnellate per decennio), ma anche come la correlazione tra rilascio di Co2 ed eventi sismici possa far nuova luce sulla valutazione delle emissioni su scala globale.

Articolo di Erika del 31 Agosto 2020 alle ore 11:41

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