Incendi record nell’Artico, l’inquinamento arriva anche in Europa

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Rilasciate già 244 megatonnellate di carbonio, di più che nella stagione record del 2019.

Quest’anno è stato il peggiore mai registrato per gli incendi nell’Artico, dall’inizio delle misurazioni più accurate 17 anni fa. Gli incendi di quest’estate hanno rilasciato più carbonio nella prima metà di luglio di quanto ne rilascerebbero in un anno in una nazione grande quanto la Tunisia. A dirlo sono i dati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service, secondo il quale più di 100 incendi sono scoppiati nella regione dall’inizio di giugno.

Si tratta di una situazione allarmante, avverte lo scienziato senior di Copernicus Mark Parrington. “Non ci aspettavamo di vedere già livelli di incendi come questi”. Probabilmente, secondo gli esperti, gli incendi erano pronti a scoppiare sotto il ghiaccio e la neve ricca di carbonio della tundra artica. Lo scioglimento record di questi ultimi avrebbe scatenato quindi la reazione negli hotspot intrappolati sotto la vegetazione esistente, facendo scattare un nuovo record.  

“La distruzione della torba con il fuoco è preoccupante per tanti motivi”, ha detto all’Osservatorio terrestre Dorothy Peteet, ricercatrice senior presso il Goddard Institute for Space Studies della NASA a New York. “Quando le fiamme bruciano gli strati superiori di torba, la profondità del permafrost può aumentare, ossidando ulteriormente la torba sottostante”.

Inevitabilmente, gli incendi rilasciano carbonio e metano dalla torba, entrambi gas serra che contribuiscono ulteriormente al riscaldamento globale. Allo stesso tempo, i fulmini e le attività umane hanno giocato un ruolo fondamentale, determinando una stagione di incendi ancora più feroce del 2019.

Nonostante la gravità degli incendi registrati in Siberia, altri hotspot hanno causato danni nell’Artico quest’estate. L’Alberta settentrionale, in Canada, è stata particolarmente colpita, con oltre 350.134 ettari bruciati e mesi per contenere le fiamme.

La stagione degli incendi artici, generalmente, va da maggio a ottobre, con gli eventi più drammatici tra luglio e agosto. Se il 2019 aveva battuto il record per numero di incendi e carbonio rilasciato, il 2020 si è rivelato peggiore: secondo le stime di Copernicus, soltanto tra gennaio e agosto gli incendi artici avrebbero rilasciato già 244 megatonnellate di carbonio.  

L’inquinamento atmosferico rilasciato nell’Artico a causa degli incendi sta peggiorando la qualità dell’aria anche in Europa, Russia e Canada, avvertono gli esperti. Condizioni simili sono attese anche per il 2021 e gli anni a venire, a causa dell’aumento crescente delle temperature nella regione artica.

Le temperature nell’Artico sono aumentate a un ritmo più veloce della media globale e un clima più caldo / secco fornirà le condizioni ideali per lo sviluppo degli incendi”, ha affermato Parrington. “Il nostro monitoraggio è importante per aumentare la consapevolezza degli impatti su scala più ampia degli incendi e delle emissioni di carbonio che possono aiutare le organizzazioni, le imprese e gli individui a pianificare in anticipo gli effetti dell’inquinamento atmosferico”.

Articolo di Erika del 09 Settembre 2020 alle ore 12:11

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